Judith Owen
redisCOVERed

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Album

Durante il suo ultimo tour (effettuato sia in veste di headliner sia come 'opening act' per Brian Ferry) Judith Owen si era imposta anche qui da noi come una delle migliori proposte cantautorali in circolazione.

Con alle spalle una carriera ultraventennale costellata da ottimi dischi, era passata in Italia (e non solo) con una band straordinaria composta, tra gli altri, da Russ Kunkel alla batteria (Jackson Browne, CSNY tra gli altri) e da Leland Sklar al basso (il bassista che ascoltiamo nel brano “Status” di Billy Cobham per intenderci!) e con questa line up ed una set list di canzoni interessanti, profondamente sentite e vissute, la cantautrice aveva conquistato definitivamente il pubblico nostrano.

Ora la Owen si propone con un album in cui interpreta esclusivamente brani altrui, non certo perché le manchi la vena creativa, bensì per omaggiare alcuni artisti che l’hanno influenzata. La cantante decide di appropriarsi intimamente di canzoni che in qualche modo sente a lei vicine e, contemporaneamente, sceglie di fare un regalo a coloro che spesso le hanno chiesto di reinterpretare alla sua maniera qualche brano. Già la sua versione di “More Than This” dei Roxy Music, ascoltata dal vivo l'anno scorso, aveva lasciato pregustare al sottoscritto questo RedisCOVERed, con la certezza che sarebbe stato un disco intriso di raffinatezza, gusto e personalità nell’interpretazione e nell'arrangiamento, oltreché ricco di brani molto diversi tra loro per genere e collocazione temporale.

Il disco si apre con “Hotline Bling” di Drake, una delle recenti hit, che si rivela una sorta di sfida per Judith Owen, la quale riduce all’essenziale una canzone che, nella forma che conosciamo e che ha imperversato in heavy rotation, parrebbe molto lontana dal suo stile. Decostruita e riassemblata nel segno dell’efficacia espressiva, la canzone diventa una love song molto pacata e piacevole, ideale per mostrare subito quello che questa cantante può fare con un brano qualsiasi tra le mani.

Segue una versione energica e frizzante di “Shape of You”, proposta qui come un brano soul/rhythm’n’blues dal gusto retrò, che funziona alla perfezione per esprimere la tensione erotica contenuta nel testo. Da notare la completa eliminazione del vocalizzo che caratterizza il ritornello nella versione originale di Ed Sheeran, a dimostrare come Judith vada direttamente al nocciolo della canzone, consapevole che le proprie capacità artistiche le consentono di colpire nel segno senza bisogno di soluzioni facili ed accattivanti.

Il confronto con una pagina di storia del rock come “Black Hole Sun” è sempre molto rischioso e la Owen lo fa cambiando completamente il terreno di gioco: come la stessa artista afferma, ecco espressa in musica la faccia fintamente allegra di chi vive nella depressione e vuole far credere agli altri che vada tutto bene Un arrangiamento in 5/4 rende le linee vocali sghembe e al contempo veloci, volatili e vivaci, conferendo al brano un’aria alquanto gioiosa, soluzione tanto azzardata quanto pregevolmente riuscita.

Ben due sono gli omaggi (“Cherokee Louise” e “Ladies’ Man”) che la Owen fa a Joni Mitchell.

Pur con accordi ed arrangiamenti  rimaneggiati pesantemente, i brani mantengono inflessioni melodiche e soluzioni armoniche tipiche dello stile di colei che li ha composti. Alcune cifre stilistiche della Mitchell sono state interiorizzate dalla cantante gallese tanto da venire fuori all’occorrenza con parsimonia, come un’ombra che permea e sostiene lo svolgimento musicale delle tracce pur senza mai apparire in primo piano.

Divertente osservare come classici della disco-music come “Hot Stuff” e “Play That Funky Music” possano acquistare un carattere più jazzato, con una atmosfera da club dalle luci blu. Il brano di Donna Summer inizia con uno stile vocale inizialmente soffuso, per acquistare gradualmente consapevolezza e vigore, stagliandosi su un arrangiamento molto ritmato pur senza la tipica cassa che batte su ogni quarto come il genere dance impone. Stessa escalation nella canzone di Wild Cherry, caratterizzata da un incedere ben più lento e sensuale rispetto all’originale.

Smoke on the Water” stupisce in quanto viene proposta eliminando quasi completamente uno dei riff più famosi della storia del rock, che affiora solo qualche volta e comunque con un paio di accenti che cadono diversamente rispetto a quanto ideato dai Deep Purple. Abbiamo davanti una canzone destrutturata, rinnovata, tutta da scoprire, proprio come la successiva “Summer Nights” dal musical “Grease”.

Blackbird” è forse il brano che rimane più aderente alla versione originale dal punto di vista armonico, mentre la chiusura dell’album è affidata ad una bellissima interpretazione di “Dream a Little Dream of Me”.

RedisCOVERed è un disco molto piacevole sia per chi già conosce le canzoni e la verve di Judith Owen, sia per chi vuole immergersi nel mondo di un'artista al contempo raffinata ed efficace, timida e sfrontata, che anche in questo lavoro dimostra di giocare al meglio, su ogni tavolo, i suoi assi nella manica. 



Judith Owen: Voce e piano 
Leland Sklar: Basso
Pedro Segundo: Percussioni
Paul Beard: Tastiere, piano
George Shelby: Sassofono
Michael 'Maz' Maher: Tromba
Nicholas Payton: Tromba
Gabriella Swallow: Violoncello
Lizzie Ball: Violino

Anno: 2018
Label: Twanky Records
Genere: Jazz, Soul, R'n'B

Tracklist:
01. Hotline Bling (3:29)
02. Shape Of You (3:08)
03. Black Hole Sun (3:19)
04. Hot Stuff (2:47)
05. Cherokee Louise (4:43)
06. Can’t Stop The Feeling (3:18)
07. Ladies’ Man (3:32)
08. Smoke On The Water (3:48)
09. Summer Nights (4:06)
10. Play That Funky Music (3:47)
11. Blackbird (3:20)
12. Dream A Little Dream Of Me (3:08)


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