Addio a Little Richard: era uno dei padri del rock'n'roll

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Aveva 87 anni.

- Estratto dal Comunicato ANSA - 

"Wop-bop-a-loo-mop-alop-bom-bom ... Tutti frutti Aw Rutti".

In questa frase magica si racchiude la vita di Little Richard, uno dei Padri Fondatori del Rock'n'Roll, morto a 87 anni.

Personaggio fuori dagli schemi, con una vena di follia, che, come tutti gli artisti di colore dell'epoca, ha sempre giustamente lottato contro il mancato riconoscimento del loro contributo alla nascita di quella nuova musica che ha cambiato il mondo.

Nato a Macon, Georgia, il suo vero nome era Richard Wayne Pennyman, ma fin da bambino il suo soprannome è stato Little Richard.
Un'infanzia difficile in un ambiente religiosissimo che non lo ha protetto dagli atti di bullismo subiti per i suoi modi effeminati e la sua andatura sghemba provocata da una congenita differenza di lunghezza delle gambe.

Il piccolo Richard si è accostato alla musica in chiesa e ha fatto una dura gavetta musicale nel circuito della musica nera. La sua fortuna è cominciata quando è andato a registrare a New Orleans nel leggendario studio di Cosimo Matassa, uno dei santuari del Rock'n'Roll, per registrare con gli stessi musicisti di Fats Domino.
Nel settembre del 1955 incide "Tutti Frutti" e cambia la storia.
Quel brano, così carico degli umori più potenti del Rhythm and Blues, è un successo immediato. Ma com'era abitudine nell'America segregata dell'epoca in cui la musica nera aveva una classifica a parte, il brano fu affidato a cantanti bianchi e così anche Little Richard fu colpito dalla nemesi di Elvis: una volta inciso da "The King" per il pubblico "Tutti Frutti" diventò un brano di Elvis.




Come per altri padri del Rock'n'Roll, vedasi Fats Domino o Jerry Lee Lewis, il periodo d'oro di Little Richard è a cavallo tra gli anni '50 e '60.
Altri suoi brani memorabili sono: "Long Tall Sally", "Slippin' and Slidin'" e "Good Golly Miss Molly".
Contraddistinto da uno stile unico, suonava il piano con furia, aveva un look eccessivo ed ambiguo che ha fatto da modello per generazioni, cantava con un tono acutissimo.

La sua vita è stata costellata da crisi religiose che lo hanno portato a lasciare la musica, abusi di droga, una vita sessuale piuttosto complicata che gli ha dato anche qualche problema con la Giustizia. Ha contribuito a inventare il Rock'n'Roll ma non ha saputo adeguarsi ai tempi che cambiavano, anche se le sue intuizioni sono state decisive per gli sviluppi futuri della musica Black.

Fare con lui un discorso coerente non era facile. La sua voce si impennava in una risata inquietante come quando, ai tempi in cui arrivò a Roma come ospite del "Fantastico" di Celentano, e ammise la verità su uno degli errori più clamorosi della sua carriera di band leader: il licenziamento di Jimi Hendrix.
"La verità è che ero geloso: mi rubava la scena, avevo capito subito che un genio". Risata.
All'epoca, Jimi, che era ancora un oscuro session man in cerca di gloria, aveva raccontato una versione molto più prosaica: non aveva ricevuto il compenso pattuito.

Molti soldi, pare, gli arrivarono da Michael Jackson che, come aveva fatto per quelle dei Beatles, si era comprato i diritti delle sue canzoni.
Nonostante gli eccessi della sua vita leggendaria (raccontava che in una delle sue conversioni buttò in un lago tutti i suoi gioielli) ha continuato ad esibirsi fino a poco tempo fa, anche se aveva qualche problema di salute. Un artista che, nella sua follia, è stato anche uno dei primi ad aver intuito la potenza dell'immagine.

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