Entropia

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Eclettici, stravaganti, prolifici, gli Entropia si segnalano tra le massime realtà sperimentali della Penisola, capaci di passare dalla sperimentazione pura al progressive macchinoso, lambendo il jazz, il rock, il noise, l'industrial.
I due membri fondatori sono anche apprezzati discografici, entrambi a capo della Eclectic Productions (www.eclectic.it), label che pur relegata alla compagine underground, risulta molto attiva, giungendo oggi alle 70 uscite discografiche.

Formazione: 
Amptek Alex Marenga: drum machines, electric bass, electric guitars, samples
Dr.Lops: synthesizers, samples

A&B: noi di A&B vorremmo suddividere questa intervista in due parti: la prima, nella quale vi presentate come musicisti, artisti solisti e membri degli Entropia; la seconda, interamente dedicata alla vostra label, la Eclectic Productions.
Iniziamo quindi a parlare degli Entropia, gruppo estremamente prolifico della scena sperimentale italiana, ormai sul pezzo da circa un ventennio
.
Amptek: L’idea nasce fra il 1996 e il 1997. Il progetto nel corso degli anni si è concentrato su una serie di progetti concept che impiegano sia strutture musicali rigide che momenti di improvvisazione aleatoria. L’intenzione fin dall’inizio è stata quella di usare la musica elettronica come fulcro nell’interazione fra diverse esperienze musicali. Personalmente ero molto interessato al lavoro di Bill Laswell con i Material e la contaminazione fra diverse forme di musica era, secondo me, un elemento che avrebbe caratterizzato l’idea di Entropia.
Dr Lops: il nostro background ha matrici comuni. Navigando tra il jazz e il progressive per diversi anni, abbiamo sentito la necessità di esplorare forme espressive più vaste ove le forme stilistiche non rappresentassero gabbie all’interno delle quali si fosse costretti. Gli orizzonti infiniti offerti dalla musica elettronica hanno rappresentato all’epoca una risposta alle nostra voglia di spazi e di forme nuove da esplorare.

A&B: la band è viva è vegeta, ma stenta a trovare un organico definitivo: l'ingresso di Ugo Vantini (Divae, Balletto di Bronzo, Ezra Winston) sembrava aver elevato l'organico a tre membri stabili ma recenti uscite discografiche pitturano il gruppo come duo, voi due, attorno al quale ruotano vari membri esterni, in una sorta di progetto aperto sempre cangiante...
Amptek: Il progetto, ai suoi albori, era un collettivo numeroso, ma l’idea originaria di contaminare l’elettronica con altre influenze necessitava di una direzione precisa. Il line up iniziò a radunarsi attorno a dei concept precisi senza creare il solito gruppo con approccio rock. Molti dei musicisti erano turnisti e avevano vari altri progetti e alla fine la continuità venne mantenuta da noi due, dediti ad individuare progetti artistici, multimediali e multidisciplinari. Alcuni elementi, come ad esempio il bassista Emiliano Cappelli che compare nel primo album “Imaginary Solutions”, sono stati coinvolti a più riprese, in vari momenti. La presenza di uno strumentista fisso che caratterizza, ad esempio con la batteria o un fiato, tutte le produzioni non è proficua... ci sono progetti che conduciamo con i soli strumenti elettronici e, ad esempio, la danza o la pittura gestuale.
Dr. Lops: La nostra ambizione, che è rimasta sempre la stessa nel corso nei nostri ultimi 20 anni di lavoro, è stata quella di un continuo rinnovamento sia in termini contenutistici che stilistici. Nel corso delle nostre numerose fasi storiche abbiamo cercato collaborazioni con musicisti di varia estrazione, ovviamente considerando sempre ed innanzitutto il loro valore artistico in senso assoluto e la loro capacità di interpretare quello che era il nostro pensiero. Abbiamo sempre avuto l’idea di perseguire dei concept condivisi con chi si è affiancato a noi nel corso degli anni nel pieno rispetto di una collaborazione orientata alla realizzazione di progetti che richiedevano un intervento “eterologo” e che sono stati estremamente stimolanti e utili alla finalizzazione di tanti prodotti. Le fasi hanno un inizio e una fine e il loro decorso è dipendente da tanti fattori ed è per questo motivo che non siamo e non vogliamo essere rappresentati nelle fissità collaborative con elementi esterni al nostro nucleo. Le nostre esigenze cambiano continuamente cosi come le nostre necessità di espressione ed è per questo motivo che intorno a noi due ci sono continui cambiamenti in termini di collaborazione.

A&B: potete tratteggiare in poche righe ciascuna delle recenti fatiche discografiche della band?
Amptek: Abbiamo realizzato un concept audiovisivo per il centenario della Rivoluzione D’Ottobre, il primo evento della civiltà industriale ad avere conseguenze globali non solo sulla politica, ma sul costume, l’arte e la cultura. Si intitola “October is Coming” (da noi qui recensito). E’ uscita poi una raccolta antologica, soltanto on-line, dal titolo “A Young Person’s Guide To Entropia”. Parallelamente, abbiamo un side project chiamato Entropia Techno Department che ha fatto uscire una serie di brani techno per la nostra label.

A&B: Quali, invece, le prossime uscite?
Amptek: sono varie. Abbiamo in cantiere un album in studio, “The Mechanized Eye”, che si colloca nel filone di sonorizzazione dei film muti surrealisti, operazione che abbiamo iniziato già nel 1998, nel primo album, e che è una nostra peculiarità. Le avanguardie storiche hanno di fatto anticipato l’estetica del digitale e questo connubio fra suoni elettronici e sperimentazione visiva dei primi del '900 ci sembra sempre piena di stimoli. Abbiamo realizzato una colonna sonora originale per il film di Michele de Angelis “L’Uomo Nella Macchina Da Presa”. Stiamo lavorando ad un EP con Vera di Lecce alla voce e a una collaborazione con una compagnia di danza contemporanea per delle performance di improvvisazione.
Dr.Lops: inoltre, contiamo di finalizzare a breve una collaborazione con la pianista compositrice Angelina Yershova, “Deviant Piano”, ove trova spazio la nostra velleità di sperimentazione estrema. Un lavoro di compenetrazione tra le grandi capacità espressive di questa fantastica pianista e le nostre idee di elaborazione delle sonorità catturate dallo strumento tradizionale.

A&B: noi di A&B abbiamo particolarmente apprezzato "The Decline Of Western Civilization", un capolavoro multiforme, che abbiamo addirittura inserito nella categoria "Masterpiece", una vera novità per un'uscita underground, peraltro piuttosto recente (si trova qui). Quel disco sembra provare in maniera ineluttabile un'incredibile versalità della band, capace di abbracciare almeno 4 compagini sonore: ambient, sperimentale, prog, jazz-rock. Tuttavia, successive uscite discografiche sembrano caparbiamente riportare il gruppo nei binari un po' complessi (e limitati) dei primi due generi musicali. Perchè? Non pensate che la vostra capacità di abbracciare altri generi, magari più fruibili, possa rendere più abbordabile la vostra proposta musicale, pur mantenendo inalterata la qualità?
Amptek: Personalmente, sono interessato a fare esperimenti sul linguaggio, non mi chiedo cosa sia abbordabile o meno. Sono conscio che, disgraziatamente, il pubblico, specie quello italiano, non viene raggiunto da tutte le produzioni innovative della musica creativa internazionale. C’è una specie di filtro rappresentato dai media e che talvolta appare legato a forme del passato. Ogni nostro specifico progetto impiega materiali e lessici diversi. Il nostro prossimo album “The Mechanized Eye”, che sonorizza filmati sperimentali, dei primi del '900, utilizza proprio il coagulo di generi che troviamo su "The Decline of Western Civilization", ivi includendo anche due minisuite.
In realtà, il nostro background proviene proprio da quei generi e ci interessa comprendere quanto di quelle idee possa oggi essere ricollocato in una nuova cornice. Ma quando impieghiamo questi elementi lo facciamo unicamente perché si prestano ad raffigurare in modo efficace il concetto che Entropia intende raccontare.
Dr.Lops: quando un progetto è stato finalizzato davanti a noi disegniamo orizzonti differenti quasi automaticamente. Fa parte del nostro essere, sempre alla ricerca di modalità espressive che possano essere il riflesso di quanto viviamo nel momento nel quale lo viviamo. Ci piacerebbe essere valorizzati per questo, ovvero riconosciuti non per quello che abbiamo fatto, ma per il nostro desiderio di essere una sorpresa innanzi tutto per noi stessi ogni volta che un nuovo prodotto viene pubblicato. Fa parte della nostra natura. Probabilmente, da un punto di vista del “marketing” questo nostro desiderio di divenire e non di essere può essere un limite alla nostra notorietà ma poco importa: noi teniamo innanzitutto alla libertà di espressione e riteniamo che essere incasellati in silos, sia un limite a ciò che siamo e, soprattutto, a ciò che saremo domani.

A&B: Amptek e Dr.Lops sono anche artisti solisti: due parole sulle vostre parellele carriere individuali.
Amptek: Sono immerso in varie attività oltre a quella di produttore, comprendendo anche quella di chitarrista e videomaker. Ho un passato variegato che negli anni '80 mi ha visto presente come chitarrista in formazioni di neoprog (Simmetrie. NdA), di jazz rock e darkwave. Dagli anni '90 mando avanti una serie di progetti solistici come produttore utlizzando varie sigle, prima delle quali Amptek, con le quali esploro le infinite possibilità di creazione che la tecnologia ci mette a disposizione. Negli ultimi anni, oltre a lavorare con computer e sintetizzatori, sono interessato anche a sperimentare nuovi impieghi della chitarra elettrica trattata. Come videomaker, oltre a realizzare la parte visuale dei live di Entropia, mi capita di presentare opere a rassegne espositive e museali come effettuato recentemente ad “Artrooms Fair 2018” a Roma.
Dr.Lops: da più di 2 anni concentro le mie attività da “solista” su produzioni di musica sperimentale e techno che esitano in produzioni orientate soprattutto al mercato oltre confine. Collaboro con Kenny Dahl ad un progetto di tecnho sperimentale chiamato Mechanics e ho realizzato numerose performances di interazione con il teatro con il regista-attore Antonio Bilo Canella. Sto lavorando a un progetto solista di elettronica sperimentale che vedrà la luce entro l’anno.

A&B: Amptek e Dr.Lops come vi siete avvicinati all’elettronica e cosa vi ha attratto verso questa direzione?.
Amptek: Da giovane, mi capitarono per le mani alcuni dischi dei Tangerine Dream, “Force Majeure” e “Phaedra”... rimasi colpito dalla dimensione eterea, immateriale di quella musica. Mi sono quindi avvicinato al krautorck e alla psichedelia. Già ero un fan dei Pink Floyd e per me era naturale ascoltare Gong, Brian Eno, Klaus Schulze, Kraftwerk, Vangelis. Nei primi anni '80 i sintetizzatori in Italia erano costosissimi. Capitava di farsi prestare qualche strumento inutilizzato da qualche amico ma come chitarrista ero anche penalizzato dalla diversità fra strumenti a corda e a tastiera. Sembravano due mondi inconciliabili. Poi a un certo punto avvennero due cose: misi le mani su un AMIGA 500 e ascoltai i primi dischi di Metheny e McLaughlin coi guitarsynth. Allora capii che quegli strumenti mi permettevano di realizzare una musica completa, un prodotto finito in cui potevo definire tutte le componenti da solo, anche dentro casa. I passi successivi sono stati automatici: nei primi anni '90 ho incontrato per caso i suoni dell’ambient trance e della techno e ho capito che tutta una generazione stava andando in quella direzione.
Dr.Lops: i Pink Floyd sono stati la mia prima fonte d’ispirazione. “The dark side of the moon” ha provocato in me un reazione immensa, un terremoto interiore, e per la prima volta nella mia vita il desiderio di evadere dalle consuetudini. Questo è il mio ricordo di tanti anni fa… ed è questa sensazione che mi porto dentro da una vita. Un altro momento importante è stata la scoperta delle nuove strade in termini di vocalità che avevo appena percepito ai tempi degli Area col grandissimo indimenticabile Demetrio Stratos. L’ “incontro” con Diamanda Galas ha rappresentato un incredibile momento di riflessione che ha fatto maturare dentro me ancora di più il desiderio della ricerca di modalità espressive e di spazi da esplorare. Ho avuto la grande fortuna di vedere una delle ultime esibizioni dal vivo del grandissimo Karl Heinz Stockausen che è ha rappresentato per me un riferimento in termini di approccio compositivo. I Kraftwerk sono stati per me un’altra fonte di sensazioni e di riferimento in una mia fase creativa di diversi anni fa.

A&B: Amptek e Dr.Lops sono anche strumentisti: parlateci del rapporto con gli strumenti e con le macchine e della differenza fra i due approcci.
Amptek: Nasco come chitarrista ma da sempre sono affascinato dai suoni “spaziali” e immateriali dell’elettronica. Ad un certo punto diventava vitale cercare di conciliare i due mondi. Trovo l’approccio ai due universi leggermente diverso. La chitarra mi impone un rapporto, anche parziale di tipo fisico, c’è una disintermediazione di tipo tattile e muscolare. Fra quello che ho in testa e il suono finito c’è un passaggio intermedio. Inoltre, la conformazione stessa dello strumento mi impone dei limiti anche se le sue peculiarità permettono di usare una vasta tavolozza di colori. Quando sto lavorando su un sintetizzatore, sequencer o computer, mi rendo conto che nulla può fermarmi, che ho la possibilità di realizzare qualsiasi sensazione, emozione, colore, idea io intenda rappresentare. Ho davanti a me un mare infinito di possibilità... si tratta di effettuare delle scelte. Qualsiasi ostacolo può essere superato, quello che non posso eseguire, lo posso far suonare a un software. Va esplorato il mondo delle idee ed esternalizzato. Non ci sono mediazioni.
Dr Lops: il mio strumento di decodifica è il synth. Le mio origini sono pianistiche ma da tempo i sintetizzatori sono diventati preponderanti. Sarebbe estremamente lungo e didascalico elencare tutte le tipologie di sintesi che esploro. Diciamo che l’utilizzo di queste macchine rappresenta per me un percorso che non ha mai fine ove l’unico limite è rappresentato dalla fantasia, dall’ispirazione, dalle sensazioni che voglio evocare grazie non solo alle armonie ma soprattutto alle sconfinate possibilità timbriche che strumenti di questo genere offrono. L’impegno in questo senso si trasferisce dall’area tecnica-strumentale propriamente detta a quella progettuale e creativa focalizzata sulla creazione di sonorità. Questo lavoro è estenuante soprattutto se l’idea è quella di cercare di andare oltre i confini del “conosciuto”.

A&B: Alex, la tua recente uscita discografica assieme al vocalist Mauro Tiberi ("Into The Dark Drones vol.1", disco che, peraltro, ci piacerebbe recensire), è espressione di una certa innata duttilità artistica (Mauro Tiberi è cantante, musicista, polistrumentista e ricercatore vocale, studioso e praticante di canto armonico, canto bizantino e canto indiano negli stili dhrupad, kyal e qawwali). Ce ne parli?
Amptek: la collaborazione con Mauro Tiberi è antica, abbiamo condiviso varie esperienze nel passato come quella dei Frammenti di Caos nei primi anni '90. Abbiamo realizzato un lavoro concettuale e molto radicale con Entropia in “Archaic Chants From The Technological Age” (2012), un album che ancora deve essere capito. Ci sono state varie altre occasioni di collaborazione all’insegna dell’improvvisazione in vari live e nel 2017 abbiamo realizzato un concerto di musica ambientale in duo completamente aleatorio dal quale abbiamo tratto il disco "Into The Dark Drones vol.1". Il rapporto musicale con Mauro si fonda sulla reciproca capacità di intesa e sulla consapevolezza che lingue antiche e contemporanee possono fondersi per crearne di nuove.

A&B: ed ora passiamo alla label. La Eclectic Productions (www.eclectic.it) è una realtà piuttosto attiva. Ci preme segnalare la recensione che noi di A&B abbiamo effettuato della compilation "Eclectism" (si trova qui), addirittura elevata a disco del mese. Quali gli artisti della vostra scuderia più apprezzati dalla critica?
Amptek: Eclectic Productions ha superato le 70 release e da poco si è anche scissa creando due sub label dedicate alle produzioni più dance, nominate “Eclectic Limited” ed “Eclectic Codec” dirette da Carlo Micali. Eclectic Productions è soltanto un meccanismo che ci serve per far circolare il nostro materiale con le varie sigle e quello di alcuni artisti amici. Dato che il nostro lavoro non essendo focalizzato sulla musica commerciale resta ad un livello underground, rendiamo disponibile la nostra rete distributiva, in particolare per la musica digitale, ad artisti amici che meritano, a nostro avviso, di poter raggiungere i loro potenziali ascoltatori. Degli artisti che sono nel nostro catalogo la critica ha apprezzato Vera di Lecce, Gianluca Livi (with Stefano Pontani, Massimo Sergi, Domenico Dente), Silent Chaos, Bez Yorke e ADC.
Dr.Lops: Un anno fa è nata Eclectic Limited grazie all’ingresso di un importante esponente della dance techno e grande fonico audio quale Carlo Micali. Oggi Carlo è un membro del nucleo Eclectic la cui esperienza sta garantendo uno sviluppo di questa etichetta sia da un punto di vista artistico che manageriale. Il 2017 è stato costellato da una decina di uscite di successo in parte in vinile, in parte in digitale. Anche questo rappresenta per noi una via di sviluppo e di espressione sicuramente differente dai progetti sperimentali e di contaminazione di Eclectic Productions, però altrettanto affascinanti e stimolanti.

A&B: tali riscontri corrispondono anche a proventi di vendita? In altri termini, i giudizi di pubblico e critica sono sempre coincidenti?
Amptek: Fuori dal circuito della musica “pop” nel comparto della musica digitale underground, i proventi delle vendite compensano a malapena le spese. Ma in generale, non sempre i giudizi della critica coincidono con i trend di vendita, anzi, spesso i “volumi” di vendita sono trascinati da nomi “storici” o che hanno una visibilità promozionale propria grazie ai concerti.

A&B: la citata compilation presentava un brano inedito di un gruppo prog molto apprezzato da A&B, i Vu-Meters. Si sperava che la Eclectic pubblicasse il loro attesissimo secondo album, invece i due membri sono risultati latitanti a nome Vu-Meters, piuttosto attivi, invece, in altri contesti (il batterista Ugo Vantini nei Silent Chaos, il chitarrista Stefano Pontani nel disco "Fleeting Steps" di Gianluca Livi). Potete accennarci qualcosa riguardo a questa band?
Amptek: credo che i Vu Meters non abbiano dedicato il tempo necessario a finalizzare il proprio lavoro e siano più attenti ad altri loro progetti attuali. Sono certo che il giorno che decideranno di produrre il loro materiale, troveranno gli spazi che meritano.

A&B: la label pubblica indistintamente lavori digitali, in cd e in vinile. Quali i criteri distintivi alla base di queste scelte?
Amptek: Eclectic Productions ha pubblicato tutto in formato liquido e, in alcuni casi, in CD, laddove l’artista stesso, attraverso i propri live, abbia necessità di un supporto fisico per chiudere la relazione che apre con i propri ascoltatori. Ma sostanzialmente, il formato CD è giunto alla fine del suo ciclo di vita.
Dr.Lops: Eclectic Limited, d’altra parte, nasce per una produzione e distribuzione in buona parte in vinile e in altra parte in digitale (Eclectic Digital Codec). La techno oggi prevede queste modalità in quanto il mercato a cui sono rivolte le recepisce entrambe.

A&B: giudizi sulle vostre uscite discografiche non sono molto presenti in rete: quanto è difficile fare promozione oggi?
Amptek: E’ molto difficile se si produce musica che esce fuori dal mainstream dominante. Anche quello che passa per alternativo spesso non lo è, ma è riconducibile a trend di mercato e da mode. Ci sono artisti che abbiamo prodotto, come Giuliano Palmieri o lo stesso Mauro Tiberi, che hanno un seguito costruito sull’attività didattica e sul rapporto diretto con l’ascoltatore, e che pur essendo artisti di grandissimo valore non sono collocabili all’interno di filoni riconducibili a segmenti di mercato. Di conseguenza, servirebbe un lavoro molto costoso e intenso per sensibilizzare la critica non soltanto sui dischi che realizzano con noi, ma sull’universo sonoro e sulla cultura che rappresentano.

A&B: quali le prossime uscite della Eclectic ed in quale formato?
Amptek: Su Eclectic Productions è previsto un lavoro molto suggestivo di Paolo Paolacci, un artista poliedrico che è fra i protagonisti dell’elettronica italiana già dagli anni '80 con le sue produzioni synthpop. Ci sono in programma un mio nuovo disco di ambient, un e.p. di un nuovo giovane artista e l’album in studio di Entropia.
Dr.Lops: La produzione 2018 di Eclectic Limited è partita alla grande con una splendida release di Giorgio Gigli che viene distribuita in Europa (e non solo) in questi giorni. Per quanto riguarda le future uscite già programmate per l’anno in corso, non ci piace anticipare nulla in quanto questo canale si muove con dei periodi di pre-marketing ben codificati. Presto annunceremo la seconda release del 2018!

A&B: dove è possibile acquistare i dischi della label?
Amptek: Per quanto riguarda Eclectic Productions, i dischi fisici in catalogo sono ordinabili direttamente al nostro label point Pink Moon Records a Roma, che effettua anche spedizioni in tutto il mondo. I formati liquidi sono presenti sul nostro Bandcamp o in tutti i migliori store virtuali in rete da Itunes fino a Beatport.
Dr.Lops: i canali distributivi di Eclectic Limited sono quelli classici di questa tipologia di musica. Molti sono i portali ove siamo presenti, tipo Dj.de, Deck.de ecc.

A&B: un messaggio ai lettori di A&B
Amptek: certamente di studiare e ascoltare perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza ed indipendenza. Siamo circondati da gabbie create per trasformare in profitto tutta l’arte in generale. Dobbiamo imparare a liberarci di queste gabbie. Inoltre, c’è una sottovalutazione di quella che viene inquadrata come musica “popolare” (cioè tutto ciò che non è classica o jazz), invece, per comprenderla, sono necessarie conoscenze e strumenti critici come per la pittura o l’architettura.
Dr.Lops: qui in Italia abbiamo grandi gap culturali e di approccio alla musica, purtroppo. Diciamo che possiamo tutti insieme trovare spazi di miglioramento (e ne abbiamo tanti avanti a noi). Si, certo, aiuterebbe molto ascoltare quanto più possibile senza bias mentali. Ma aiuterebbe ancora di più un sistema che agevoli tutti noi a conoscere musica al di la’ del trito e ritrito andazzo “sanremese”.

 

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