Home Interviste Leonardo Pavkovic - Moonjune Records

Leonardo Pavkovic
Moonjune Records

La Moonjune Records è una label situata a New York e creata da Leonardo Pavkovic, un personaggio schietto e sincero, intimamente amante della musica, nato in Bosnia intorno ai primi anni sessanta e vissuto anche a lungo qui in Italia, a Bari per la precisione. La sua creatura potrebbe essere definita una piccola oasi per gli amanti del genere jazz-progressive-rock e per quanti nutrono un particolare interesse circa le evoluzioni della musica contemporanea.
La Moonjune, il cui nome deriva da uno storico brano contenuto nel capolavoro dei Soft Machine intitolato Third e benedetto addirittura dal grande Robert Wyatt, si è infatti sempre distinta per la caparbietà nel mantenere un equilibrio molto stabile tra la musica del passato quella presente e futura. Il suo fondatore mostrando grande disponibilità ha voluto condividere con Artists&Bands il suo intatto stupore, attraverso un viaggio intellettuale e creativo nella musica a tutto tondo.

- A&B -
Leonardo, qual è la 'zona musicale' in cui opera la Moonjune Records?
- Leonardo Pavkovic -
La zona potrebbe essere definita come un'area tra il jazz, il rock e l''unknown', una dimensione quella 'unknown' che non si potrebbe categorizzare facilmente, è proprio quello che mi affascina di piu nel mondo: quando qualcosa/qualcuno non si può collocare in alcuna categoria.

- A&B -
Ci informeresti sulle produzioni della Moonjune? Più correttamente, cosa ti ha spinto a lavorare con le bands che hai deciso di produrre?
- Leonardo Pavkovic -
È tutto nato per caso, dopo aver ripescato Elton Dean con cui avevo riallacciato rapporti dopo oltre una dozzina di anni di silenzio. Nel 2000 avevo scoperto per caso che in Germania, nell'autunno del 1999, una band inglese aveva partecipato ad un festival jazz. Si chiamava Soft Ware ed era composta da Elton Dean, Hugh Hopper e Keith Tippett. La mia idea era di continuare quel progetto che alla fine degli anni settanta avevano avviato Hopper/Dean/Tippett/Gallivan, e poichè Joe (Gallivan ndr) vive negli Stati Uniti, precisamente nelle Hawaii, troppo distanti dall'Europa, hanno pensato di chiamare il vecchio amico John Marshall, e cosi sono nati i Soft Ware. Un concerto solo. Poi, essendo in quegli anni impegnato in un'etichetta jazz, pensavo di portare avanti il discorso, anche perchè sono un grande appassionato di Keith Tippett e del jazz inglese in generale.
Keith purtroppo aveva altri impegni e quindi mi sono trovato con 3 ex-membri dei Soft Machine tra le mani pensando che se avessi inserito un altro ex membro avrei potuto creare una sorta di nuovi Soft Machine. Ovviamente, non era facile, giacchè Karl Jenkins (fiati nei Nucleus e fiati e tastiere nei Soft Machine 1972-1984, ndr) era impegnato con altri progetti, inoltre sia Hugh che Elton non volevano assolutamente suonare con lui; Mike Ratledge (tastierista dei Soft Machine ndr), il mio idolo, aveva invece smesso da anni e non era più interessato all'ambiente musicale. Conosciamo tutti invece la storia di Robert Wyatt, quindi, non esistevano delle soluzioni, e poi, anche se a me piace ancora Kevin Ayers (chitarrista e cantante soltanto nel primo album dei Soft Machine ndr) lui non ha poco o nulla da spartire con il jazz, è un trovatore, un menestrello, distante anni luce dai Soft Machine filo prog-jazz. Mi venne allora l'idea di chiamare Dave Stewart (Hatfield & The North e National Health e Bruford ndr) ma Hugh ed Elton non volevano suonare con un personaggio tanto difficile da gestire, e per certi versi li capisco, Dave, pur essendo un grandissimo, uno dei piu grandi, non è mai stato un improvvisatore, lui è distante dal jazz, anche se rimane uno dei piu dotati tastieristi nel mondo del rock. Per suonare jazz, bisogna avere gente diversa. In seguito feci un viaggio a Los Angeles, e ne parlai con un caro amico, che nel 2001 mi disse: 'La prossima volta che vieni a Los Angeles, ti porto a San Juan Capistrano (più o meno a metà strada tra Los Angeles e San Diego) e ti faccio conoscere il piu grande chitarrista mai esistito'. Ed un giorno, proprio a San Juan Capistrano, conobbi il grande Allan Holdsworth, e gli feci balenare l'idea di una possibile collaborazione; mi ricordo come se fosse ieri che lui mi disse: 'John Marshall, John Marshall, John Marshall, one of the fu**ing most amazing drummers! the unbelievable John Marshall!'. Allan conosceva di fama sia Hugh Hopper che Elton Dean (aveva inoltre già lavorato con John Marshall in Bundles del 1975), ma non li aveva mai visti suonare, nè conosciuti di persona, e probabilmente non aveva mai sentito suonare la musica fatta da e con Hugh ed Elton. Accettò allora il mio invito a creare la band, e nacquero i Soft Works. Abbiamo realizzato soltanto un disco, registrato a Londra nel 2002, e pubblicato in Giappone e negli Usa nel 2003, 'Abracadabra', e abbiamo fatto soltanto undici date, quattro sold out in Giappone, cinque in Italia, una in un festival in Messico ed una data in un festival negli Stati Uniti. In seguito Allan ebbe problemi familiari, divorzio e poi lui viveva in California, gli altri in Inghilterra, non era facile conciliare questi aspetti.
Siccome la band era richiestissima in tutta Europa, decisi di chiamare John Etheridge e cosi nacquero i Soft Machine Legacy, nel 2004.
Tornando alle produzioni Moonjune, nel 2000, in un festival negli Stati Uniti, avevo scoperto una band italiana, straordinaria, che mi ha fulminato a partire dalle prime note, erano i DFA di Verona; diventammo amici, e nel 2001 ho varato l'etichetta con questo loro live, con un live di un'altra ottima band di Genova: i Finisterre e con un live di Elton Dean insieme a Mark Hewins.
Poi vennero i TriPod, un trio micidiale di New York, guidati dall'amico Clint Bahr, dischi dei Soft Machine Legacy, poichè ero già impegnato con loro, un disco live dei Soft Machine tratto da una registrazione del 1975, con il funambolico Allan Holdsworth, che rende giustizia a questa fase 'softmachiniana', ancora uno degli ultimi concerti di Elton Dean con una band emergente del Belgio, il disco dal vivo in Giappone degli amatissimi Arti & Mestieri, in virtù della bella amicizia che mi lega a Beppe Crovella, un tastierista che soddisfa tutti i miei gusti personali. Questa ultima registrazione è tratta dal loro tour trionfale del quale io facevo parte, poi l'ultimo disco in studio di Phil Miller, un altro amico, frutto delle nostre avventure con gli Hatfield & The North, che portavo in giro per il mondo quando Pip Pyle era ancora in vita.
Un disco dal vivo del batterista rock e jazz Jason Smith, un altro caro amico, ed un disco prodotto dall'affezionato Ken Kubernik che mi fece presentare Allan Holdsworth nel 2001, la ristampa dei primi due dischi dei DFA con 3 brani live inediti, il disco di un altro compagno di avventure, Hugh Hopper, poi la band Indonesiana simakDIALOG guidata dal talentuosissimo amico pianista Riza Arshad, che conosco dal 2001. Devi sapere infatti che sono un appassionato dell'Indonesia, che conosco benissimo, la mia etichetta potrebbe essere definita una riunione di amici, una specie di casa 'amicografica' (sic). Quando penso ai prossimi progetti, vedo solo amici e la loro musica. Io non dispongo di un piano concreto riguardo le mie prossime uscite. Non so neanche quanti dischi pubblicheró nel 2008. Mi piace la libertá e l'indipendenza, anche se solo per un soffio non sono entrato a far parte di una major agli inizi di quest'anno, ma il progetto è poi sfumato. Ormai ho capito che il mio ruolo si sposa con la totale indipendenza.


- A&B -
Quali sono i principali problemi che una realtà come la Moonjune deve superare per sopravvivere nel mondo delle label?
- Leonardo Pavkovic -
Difficoltà ce ne sono indubbiamente, e gli artisti con i quali lavoro, le conoscono perfettamente. Dopo aver pubblicato i primi tre cd e nel 2003 una straordinaria band avant-rock newyorchese, Tripod, mi sono fermato per un paio di anni, ho ripreso nel 2005 con un disco tributo al grande Jaco Pastorius, prodotto da un caro amico, e questo titolo davvero mi è servito come una vetrina per essere notato, giacchè con DFA e Finisterre, ottime band, non era facile, sono band sconosciute, che fanno parte della nicchia, mentre con il nome di Jaco Pastorius e molti musicisti conosciutissimi su questo disco, avevo ottenuto molta visibilità.
Vendere dischi oggi, non è facile. La gente non compra dischi come una volta, è dura. Devo confessare che non ci guadagno quasi niente con l'etichetta, molto poco, io campo grazie al booking e sto ancora facendo lavoro grafico, come lo facevo nei miei primi quattordici anni a New York, tra il 1990 ed il 2004, quando facevo parte di una leggendaria agenzia grafica della bassa Manhattan con molti clienti nel music business.


- Leonardo Pavkovic -

- A&B -
C'è un modello, una ispirazione particolare nel tuo impegno musicale? Magari qualche label 'storica'?
- Leonardo Pavkovic -
Certamente, ECM soprattutto, poi la Virgin, prima di diventare un'etichetta rock/punk/reggae, la Vertigo e la tedesca Brain, ma penso che come stile, non ne esista nessuna come la ECM poichè negli anni settanta ha prodotto musica e musicisti che sono ancora tra i miei preferiti. Io e la Moonjune siamo piccoli se comparati a loro; tra le etichette attuali invece apprezzo certamente, la Cuneiform del carissimo amico Steve Feigenbaum.

- A&B -
Quali requisiti deve possedere una band per attirare l'attenzione di Leonardo Pavkovic?
- Leonardo Pavkovic -
Musica organica, non pretenziosa, ma non è semplice esprimere questo concetto, ognuno di noi ha le proprie ragioni che non si possono spiegare agli altri.
Amo molto la musica dal vivo, non a caso oltre la metá dei cd della MoonJune sono 'live'. Questa tendenza continuerá, sia per quanto concerne i concerti mai pubblicati degli anni 70, sia per le performances dal vivo attuali.


- A&B -
Internet, le nuove tecnologie, in che modo ti relazioni con esse, sia dal punto di vista strettamente personale che ovviamente come produttore? Ritieni che la divulgazione della musica via internet possa essere un beneficio per gli artisti e sopratutto per coloro che non hanno alle spalle grandi major e grandi possibilità promozionali?
- Leonardo Pavkovic -
Sì decisamente, il futuro della musica è su internet, oggi è più facile promuovere rispetto ad ieri, piu facile trovare le persone, come te per esempio, che sei in Italia, ed io a New York, ci divide soltanto una e-mail. Ci dobbiamo adattare alle nuove dimensioni, non è facile, non è come prima, ma penso che adesso ci sia piu spazio per la musica di qualità rispetto ad ieri, diciamo gli anni novanta. Il problema è un altro. Troppa musica in giro, buona e cattiva, non è facile per gli ascoltatori acquistare tutto ciò che c'è in giro, una volta ristampate per l'ennesima volta versioni rimasterizzate degli Yes, Soft Machine o King Crimson, con bonus tracks etc, dove si trova il denaro necessario? Viviamo in un'era nella quale abbiamo tutto e troppo, concorrenza nella quantita non nella qualita. Oggi ci troviamo nel mondo di Myspace, Youtube, Google Video, Mog e cosi via. Addirittura qui negli Usa fanno le domande ai candidati presidenziali attraverso Youtube!.

- A&B -
C'è un musicista, una band che avresti voluto 'ingaggiare' per la tua etichetta?
- Leonardo Pavkovic -
Mi piacerebbe avere un progetto di o con Robert Wyatt. Soprattutto mi piacerebbe avere un progetto con Terje Rypdal, che ritengo il mio musicista preferito. Non soltanto come chitarrista, ma come musicista in senso stretto. Se fossi molto ricco riformerei i Gentle Giant. Conosco Derek Shulman qui a New York da alcuni anni, sono diventato recentemente amico di Gary Green, che vive nel Michigan sempre negli Usa. Se succederà, penso di poterne essere coinvolto almeno per il Giappone. Tuttavia sarà piuttosto difficile, per vari motivi. La musica dei Gentle Giant è incredibile, suona modernissima ancora nel 2007.

- A&B -
Sei stato un grande amico anche di una leggenda come Elton Dean dei Soft Machine, puoi proporci un piccolo ricordo dell'uomo e del musicista?
- Leonardo Pavkovic -
Un uomo molto spiritoso e un intellettuale, adoravo il suo sarcasmo. Lui amava il calcio, era uno sfegatato tifoso del Liverpool. Un artista vero, un jazzman fino in fondo; Allan Holdsworth lo ammirava per questo, per la liberta dello spirito jazzistico. Quando ero a Londra, lui mi ospitava sempre nel suo flat nello Stoke Newington, ed andavamo sempre nel suo ristorante turco preferito per gustare un ottimo shishkebab. Elton era una persona dolce, un grande uomo ed un immenso jazzista, puro e organico, vero.

- A&B -
Cosa ti ha colpito di più in Theo Travis nelle vesti di nuovo fiatista dei Legacy?
- Leonardo Pavkovic -
Conoscevo Theo da prima, quando faceva tour con i Gong. Un grande jazzista con un fortissimo background rock progressivo. Le sue band preferite sono anche le mie, amiamo Traffic, Van Der Graaf Generator e King Crimson, cioè, Chris Wood, Dave Jackson e Mel Collins, tre sassofonisti straordinari. Theo è un ragazzo in gamba ed aperto alle sperimentazioni sonore.


- Con Hatfield & The North (Tokyo Ottobre 2005) -

- A&B -
Leonardo, perche proprio John Etheridge per sostituire una leggenda quale Allan Holdsworth nei Soft Machine Legacy?
- Leonardo Pavkovic -
Perchè, escludendo a priori 'non-chitarristi' jazz come Kevin Ayers e Daevid Allen, ed Andy Summers, e giacchè due tastieristi come Karl Jenkins e Mike Ratledge facevano parte di 'altri mondi', non ci restava altro che tirare fuori John Etheridge, che a me è sempre piaciuto. Etheridge è un grande, magari non genio come Allan Holdsworth, ma certamente molto piu versatile di Allan oltre ad essere un grande improvvisatore.

- A&B -
Sono un grande amante dei King Crimson, vorrei domandarti da esperto come giudichi la loro produzione odierna e le attuali idee musicali di Robert Fripp (che ha collaborato recentemente proprio con Travis).
- Leonardo Pavkovic -
Io sono un grandissimo amante dei King Crimson, ma devo confessare che non mi affascinano più da quando hanno incominciato a coltivare una musica piena di matematica, a partire dal 1974 direi, li rispetto, e poi, ho tutti i dischi che hanno fatto, ma non è esattamente il mio genere di musica. Comunque, l'ultimo disco (The Power To Believe del 2003 ndr) lo ritengo ottimo. Mi piaceva assai di piu la collaborazione tra Fripp e Sylvian. Per me i King Crimson erano quelli del 1971, o quelli con Greg Lake, o con Wetton/Bruford, ma direi che la formazione del 1971 mi piaceva di piu, Fripp/Collins/Boz/Wallace. Ero più attratto dalla 21st Century Schizoid Band che dai recenti Crimson un pò troppo freddi ed esagaratamente, per i miei gusti, matematici.

- A&B -
Quali sono i generi e le band che più hanno influenzato la tua formazione musicale?
- Leonardo Pavkovic -
Io amo John Lee Hooker e Howlin Wolf, quindi, mi piace il blues, ma non sono esattamente un fan di BB King. Amo Hendrix, Stevie Ray Vaughan. Mi piace il blues-rock inglese, e non potevo mancare alla riunione dei Cream a Londra due anni fa. Amo il prog, e dopo due concerti dei Cream alla Royal Albert Hall, ero anche alla Royal Festival Hall per vedere i Van Der Graaf Generator. Ancora oggi amo i primi dischi dei Black Sabbath, o dei Led Zeppelin. Mi piace soprattutto la produzione ECM, con Terje Rypdal, Jan Garbarek, Eberhard Weber, Bobo Stenson, Keith Jarrett, Chick Corea ed Egberto Gismonti in prima fila. Adoro il jazz americano, Miles, Coltrane, anche quello piu spinto come Sun Ra e Ornette Coleman. Apprezzo il jazz inglese, Elton Dean e Keith Tippett soprattutto. Band come Caravan, Hatfield & The North, Colosseum. Amo Weather Report, Return To Forever, i primi Chicago, Zappa, tutta la West Coast, Doors, Jefferson Airplane, Neil Young. Sono un ammiratore del prog italiano, la Pfm, Il Balletto di Bronzo ('YS', ancora oggi, è uno dei dischi che amo di piu!), il Banco, New Trolls, Arti & Mestieri. Nelle mie preferenze metto anche i Can o i Magma, il jazz-rock europeo come quello tedesco dei Volker Kriegel, Embryo, Assotiation P.C. C'è spazio per la musica brasileira, quella di Milton Nascimento, per le band anni settanta della ex-Jugoslavia, come i Leb I Sol, o della Polonia, come SBB.
Poi il folk ed il folk-prog britannico, tipo Pentangle, Steeley Span. Ma non mi dispiacciono alcune band di oggi quali System Of A Dawn, poi Wolfmother e in particolar modo i Clutch che hanno portato il blues nell'hard rock. A me me piace o'blues, cantava il grande Pino Daniele. Se ci fai caso, i maggiori gruppi prog provengono dal blues: Gentle Giant, Pink Floyd e Jethro Tull, ma anche l'inno del prog: '21st Century Schizoid Man' é un puro blues, anche se distorto all'inglese. Moltissime band che amo non hanno radici nel blues, ma il fatto che il blues stia tornando a far parte della musica rock mi fa piacere. E non vedo l'ora che gli Zeppelin si riuniscano per vederli in azione, visto che ero spettatore per i Cream.
Sono un estimatore anche di alcune jam-band della attuale scena americana quali Umphrey's Mcgee, Mars Volta, Gov't Mule, come anche dei decani della 'forma' jam-band: Allman Brothers Band. Non ho mai amato molto invece Grateful Dead o Phish. Ma direi che in generale non amo molto il neo-prog tipo Marillion o IQ, non sono un grande appassionato della 'fusion' tecnica, quindi, artisti come Planet X, Dream Theater, Joe Satriani o Steve Vai non mi attirano. Preferisco ascoltare Claudio Lolli e Fabrizio De André che loro...
Piuttosto c'è un giovane chitarrista che stimo tantissimo, si chiama Alex Machacek, mi piacerebbe creare un progetto con lui, attualmente incide per l'etichetta del mio amico Souvik Dutta: la Abstract Logix. Alex è il chitarrista che piú di qualsiasi altro chitarrista della scena odierna mi impressiona, è tra l'altro anche un grande amico. Continueró a lavorare come agente per lui e la sua nuova band con Matt Garrison al basso e Jeff Sipe alla batteria.
Difficile dire quale musica mi ha influenziato, magari potrei dire che le band/artisti che amo di piu sono Terje Rypdal, Robert Wyatt, Soft Machine, Miles Davis, Jan Garbarek, Gentle Giant, Van Der Graaf Generator, Duke Ellington, i primi King Crimson e Genesis, ma se continuo a fare nomi, rischio di non fermarmi più...


- Clinic con Terry Bozzio, Alex Machacek e Doug Lunn - Tokyo Gennaio 2007 -

- A&B -
Che tipo di musica ti piace ascoltare quando sei a casa?
- Leonardo Pavkovic -
Ultimamente ascolto la musica 'live'. Anni settanta, artisti jazz, ECM, prog. Soprattutto quelli della sfera ECM. Ho quasi 80 registrazioni live di Terje Rypdal. Prima di ascoltare questi live, lui era uno dei miei musicisti preferiti, adesso, dopo aver ascoltato tanti concerti live è diventato...il mio musicista preferito! Lui ha qualcosa di magico, che non riesco a spiegare, dato che io non sono un musicista, pensa che non guido nemmeno l'auto!
Ascolto anche Patto, Greenslade, Charlie Parker, Quella Vecchia Locanda, Ange, John Abercrombie, Misha Mengelberg, J.B.Hutto, Yardbirds, May Blitz o Angelo Branduardi. Il mio itunes contiene ormai 100 giorni di musica...ce n'è davvero molta in giro, ed è pressochè impossibile trovare il tempo per tutto.


- A&B -
C'è una domanda che mi piace proporre: ci sono dei lavori e degli artisti (o lavori di artisti) del passato che più di altri ti sembrano ancor oggi impermeabili al trascorrere del tempo?
- Leonardo Pavkovic -
La musica non ha età, tra cent'anni la gente ascolterà Gentle Giant o Egberto Gismonti e Francesco Guccini nella stessa misura in cui noi ascoltiamo oggi Bach, Vivaldi o Ellington.

- A&B -
A quali progetti stai lavorando al momento? Puoi parlarci del tuo impegno di agente delle grandi band che porti in tournée in tutto il mondo?
- Leonardo Pavkovic -
Io divido il mio tempo tra l'etichetta e il booking. Ho due artisti esclusivi con cui lavoro sempre, Allan Holdsworth e Soft Machine Legacy. Ovviamente, non sono io che cerco i singoli concerti, ma ricorro ad agenti in varie parti del mondo, sono colui che coordina tutto, una via di mezzo tra agente e manager. Lavoro con molti altri artisti, mi sono specializzato in Giappone, dove sono già stato oltre venti volte con molti veterani inglesi, olandesi, americani e italiani. Per me la Pfm ha un significato speciale, non solo è una delle mie band favorite in assoluto, ma mi lega una bella amicizia a Franz Di Cioccio e sua moglie Iaia De Capitani, che è la manager della Pfm, io collaboro con la sua agenzia, piazzando le leggende italiane in Giappone, Corea ed America Latina. Ho portato nel 2002 la Pfm in Giappone e abbiamo realizzato un bellissimo dvd 'Live In Japan', ed è uno dei momenti piu importanti della mia vita da agente poichè si trattava del mio primo tour in Giappone. Ancora oggi, il Giappone rappresenta per me il mercato più importante. Erano i Soft Works ed Allan Holdsworth che mi hanno aperto tutte le strade in Giappone perchè i Soft Machine e la scena Canterbury sono notissime. Allan poi in Giappone è quasi una divinità! C'è stato ben venticinque volte, non so quanti altri artisti hanno fatto tante tournée nella terra del Sol Levante. Prima di portare i Soft Works, ero stato in Giappone con la Pfm, poi abbiamo realizzato un bel tour in America Latina, sempre nel 2002, e ci siamo divertiti da matti, perchè è gente estremamente allegra e solare.
Ma vorrei anche menzionare i New Trolls. Li ho portati in Giappone per tre grandi concerti a Tokyo nel 2006, quando nella band c'era il Maestro Maurizio Salvi (Ibis! che band!!!). Ma quest'anno, prima di andare nuovamente in Giappone per ripetere il trionfo dell'anno precedente e per presentare il Concerto Grosso 3, avevo portato i New Trolls in Corea, due grosse date in un teatro immenso dove normalmente eseguono musica classica o Pat Metheny, tutto sold out. Tutto è avvenuto sempre con l'orchestra (che era del luogo: sia a Seoul che Tokyo, la band usava l'orchestra locale). I New Trolls in Corea sono un mito, Adagio è quasi un inno, Concerto Grosso Nº1 ha venduto qualcosa come 600 mila copie solo in Corea. La seconda serata fu un trionfo. La band suonava solitamente per due ore e mezza, ma il bis, che bis è stato! 6 bis! 75 minuti di bis, il pubblico in delirio, non avevo mai visto una cosa del genere, povero Vittorio De Scalzi, era quasi svenuto dalla fatica. Pezzi come La Prima Goccia Bagna Il Viso o Cadenza sono mitici, e poi, c'era Nico Di Palo. Quando Vittorio De Scalzi l'aveva presentato sia a Seoul che a Tokyo, la gente si era levata in piedi e aveva applaudito per 5 minuti ininterrottamente. Nico é un mito dei miti in quei due paesi. Poi alla batteria, c'era quel simpaticone di Alfio Vitanza, dei Latte E Miele, una band piu conosciuta in Corea e in Messico che in Italia, e che confido di portare in un tour internazionale nel 2008. Devo aggiungere che lavorare con queste band storiche italiane, é un piacere immenso, non solo dal punto di vista artistico, ma soprattutto umano. Gente come Franz Di Cioccio, Vittorio De Scalzi, Alfio Vitanza, Beppe Crovella o Furio Chirico, dove la trovi ?
Come etichetta, sto per lanciare un disco dei Delta Saxophone Quartet intitolato 'Dedicated to you but you weren't listening 'The music of Soft Machine'. Poi ho in programma un altro tributo, al mio mito Mike Ratledge 'made in italy', cortesia di Beppe Crovella, uno dei piu grandi tastieristi secondo i miei gusti personali. Sarà un disco solo, realizzato impiegando soltanto analog keyboards, niente tastiere di plastica o digitali. Si chiamerà, 'What's rattlin' on the moon?'. Ho poi in cantiere il nuovo disco, che è anche il loro primo disco in studio, dei funambolici belgi, The Wrong Object, che rievocano le influenze di Zappa, dei Soft Machine ed Universe Zero. Infine, dopo 8-9 anni di attesa, il nuovo disco in studio dei veronesi DFA. Mi dispiace per le altre band 'nuove' nel settore progressivo, ma per me, i DFA con i bolognesi Deus Ex Machina, sono le migliori band della scena del rock progressivo degli ultimi 20-25 anni. È facile osannare la propria squadra, i milanisti amano il Milan, gli juventini la Juventus, ma io sono uno sfegatato tifoso dei DFA. Il loro disco 'Work in progress live' è una delle più grosse soddisfazioni discografiche, una band strepitosa! Mi aspetto un disco di cui si parlerà per molto e a lungo..
Tra gli altri progetti c'è una bellissima band indonesiana di Jakarta, i Simakdialog che sta preparando un nuovo album; la Moonjune aveva già lanciato un loro disco dal vivo, 'Patahan'. Avevo in progetto un trio, con Riza Arshad dei Simakdialog, il mio amico e batterista preferito, John Marshall, ed il grande Eberhard Weber al basso, da realizzare in Indonesia, ma purtroppo, Eberhard ha avuto un infarto, e questo progetto per ora non vedrà la luce. Ci sarebbero poi un paio di dischi 'live' delle band che più amo, dei primi anni settanta, ma è un piccolo segreto...


- A&B -
Ti ringrazio per la grande disponibilità e ti lascio lo spazio per un saluto.
- Leonardo Pavkovic -
Il piacere è tutto mio.

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.