Home Articoli Libri Fabio Capuzzo - Goblin Sette Note In Rosso

Fabio Capuzzo
Goblin Sette Note In Rosso

Nella prefazione del volume “Iron Maiden Companion”, un libro che, dal punto di vista discografico, analizza tutte le uscite del gruppo inglese (dischi, copertine delle riviste, poster, biglietti dei concerti, ecc), una dichiarazione degli autori cattura immediatamente l’attenzione del lettore: “Perché un libro del genere? Perché lo avremmo sempre voluto, un libro così, e nessuno lo faceva mai”.

Il potenziale acquirente comprende bene che una motivazione del genere è la migliore garanzia che un consumatore possa mai ricevere sull’attendibilità e l’affidabilità di un qualsiasi prodotto commerciale. In altre parole, allorquando lo stesso venditore si palesa non già come venditore del suo prodotto, ma come primo fruitore dello stesso, il potenziale acquirente può dormire tranquillo. Ed infatti, nel corso di una telefonata che ho avuto il piacere di scambiare con l’autore di questo volume, analogamente egli rispondeva: “Ho cercato di metterci tutte le cose che avrei desiderato leggere e sapere sui Goblin, ma anche sulla musica da film di impianto non orchestrale. E' un lavoro che mi accompagna da anni ed è stato difficile decidere di chiudere il libro e pubblicarlo, perché non si finisce mai di scoprire cose nuove sui Goblin”. Ne consegue che, in quanto a contenuti, quest’opera è garantita già in partenza. Non sarebbe necessario neanche leggerla e recensirla, bastando quanto sopra riportato. Ma io l’ho letta, avidamente peraltro, e mi appresto a recensirla anche allo scopo di dettagliarne altri aspetti, non meno importanti, come la capacità espositiva, le qualità squisitamente critiche, l’attendibilità delle notizie.

Iniziamo con il descrivere il personaggio: Fabio Capuzzo è un perfetto sconosciuto nell’ambiente editoriale e musicale. Padovano, 47enne, studi classici e laurea in giurisprudenza alle spalle, è appassionato da sempre di cinema fantastico e di musica rock. Possiede un migliaio di opere discografiche, in maggioranza colonne sonore italiane di rock progressivo e hard rock.

In epoca “giovanile” egli:
- ha curato le interviste a Lamberto Bava, Michele Soavi e Sergio Stivaletti per il video “Rosso italiano”;
- ha frequentato un corso di cinematografia tenuto da Riccardo Freda in occasione del quale ha realizzato una video intervista al maestro;
- ha partecipato al lavoro di gruppo “Stille di sangue...” (presentato alla 45° “Mostra internazionale di Venezia”; ai “Recontres D’Annecy du Cinema italien”; al “Festival Cinema-Giovani di Torino”; al “12° Salso TV & Film Festival”), occupandosi della parte dedicata al cinema fantastico;
- ha partecipato alle riprese negli USA del film “Trauma” di Dario Argento, realizzando un “making of” dello stesso.
Goblin sette note in rosso” è il primo libro che pubblica. Noi crediamo vivamente che non sarà l’ultimo.

Ed ora passiamo alla trattazione dell’uscita editoriale. Ci sono, a parere di chi scrive, almeno 7 motivi per acquistare quest’opera, di seguito sintetizzati:
1) il volume può tranquillamente essere definito la “Bibbia” dell’universo Goblin, giacché analizza tutto lo scibile riguardante il gruppo, dalla sua comparsa, avvenuta agli inizi degli anni ’70, fino al 2010, allorquando prende vita la nuova incarnazione denominata “New Goblin” (l’attuale gruppo di Morante, Simonetti e Guarini). Va precisato che l’autore non ha fatto in tempo a trattare il progetto “Goblin Word”, l’altra incarnazione capitanata da Pignatelli e Marangolo (ora "Goblin Rebirth"), solo ed esclusivamente per questioni temporali giacché il libro era già in stampa allorquando tale progetto prendeva vita. Qui ci si trova di fronte ad un’opera senza precedenti nella storia delle biografie musicali, assolutamente completa, esaustiva, approfondita. Un esempio: i Goblin suonano le musiche del film “Grazie... nonna”, le quali furono certamente registrate ma (nonostante i veloci titoli di coda del lungometraggio informassero che “la colonna sonora del film, eseguita dal complesso Goblin, è incisa su dischi Cinevox Record”), non vennero affatto incise e, conseguentemente, mai commercializzate su alcun supporto fonografico. Il che significa, tradotto in termini analitici ma pratici, che l’autore, per fornire l’informazione di cui sopra:
a. ha dovuto visionare il film per apprendere dell’esistenza del disco edito dalla Cinevox;
b. ha invano cercato per anni il predetto Long Playing nei mercatini e nelle fiere del disco usato e da collezione;
c. non reperendolo, ne avrà certamente investigato l’esistenza in seno alla Cinevox (“magari è uscito solo in veste promozionale”, si sarà detto cercando di darsi fiducia), ove uno svogliato archivista gli avrà fornito risposte talmente incomplete ed insoddisfacenti, da rendergli la cosa ancora più caotica di come si era prospettata inizialmente;
d. dopo aver accumulato di tutto e di più sui Goblin, ma non l’album in questione, si sarà definitivamente convinto della sua mancata esistenza;
e. l’avvento di internet gli avrà probabilmente fornito la conferma della informazione di cui era già in possesso: l’album non è mai stato stampato.
Orbene, informazioni come questa – ciascuna delle quali, verosimilmente ottenuta seguendo un’attività di ricerca faticosa quanto e forse più di quella appena descritta – sono presenti in ognuna delle 450 pagine del volume, la qual cosa dovrebbe fornire al potenziale lettore la misura dello spessore qualitativo dell’opera e quantificare, in termini squisitamente contenutistici, l’associazione descrittiva effettuata citando in apertura il noto volume religioso (la Bibbia, appunto), il cui accostamento, riteniamo a ragion veduta, non è affatto usato a sproposito:
2) centinaia di film sono citati nel corpo del libro o in nota. In entrambi i casi, ogni opera è arricchita con una breve sintesi della trama e con informazioni generiche (attori principali, anno di uscita, ecc). Poiché i film sono centinaia, peraltro afferenti i generi più disparati, la guida si segnala anche per gli appassionati di cinema;
3) l’opera è interessante anche per l’esigente pubblico musicofilo, giacché i tanti musicisti con cui i Goblin hanno collaborato (e viceversa), o con i quali i singoli membri hanno soltanto incrociato le loro strade, sono tributati con ricche note biografiche;
4) l’autore scrive molto bene, affronta i temi con garbo, in maniera assai ponderata, palesando molto buon senso, seguendo un modus descrittivo completo e organico;
5) i contenuti sono storicamente attendibili e costituiscono un duro colpo per internet, che non può competere – pur accedendo ai suoi infiniti archivi, pur navigando in uno spazio illimitato, pur godendo di aggiornamenti quotidiani – con l’esaustiva completezza di quest’opera. Anzi, quest’ultima cancella impietosamente tutte le sciocchezze concernenti il gruppo presenti sulle rete ed integra quelle informazioni che, purtroppo, vi erano presenti in maniera assai incompleta ed approssimativa;
6) nessun rappresentante dei Goblin o della Bixio-Cinevox – come tiene orgogliosamente e giustamente a precisare l’autore nella prefazione – è stato coinvolto nella stesura e nella pubblicazione del volume. Lo stesso, pertanto, si evidenzia in termini di oggettiva ed assoluta imparzialità;
7) ancor prima di andare esaurito, il libro è già un oggetto da collezione: la prima tiratura – stampata in sole 50 copie (e sottolineo 50 copie) nel febbraio 2011, cioè nel mese in corso – è quasi esaurita del tutto (e sottolineo quasi esaurita del tutto). Se ne prevede una seconda tiratura di altrettante copie (l’autore, che si auspica leggerà la seguente recensione, è cortesemente pregato di evidenziare trattarsi di una seconda edizione, nel caso dovesse editare una nuova tiratura);
Non credo che ci sia altro aggiungere.

Difetti? Almeno due:
1) Capuzzo ha scartato la iniziale ipotesi di allegare un CD-Rom contenente tutte le immagini dei Goblin, dei singoli componenti e di memorabilia, adottando la decisione di stamparne (distribuito equamente nelle 450 pagine) soltanto un estratto, seppur consistente, in bianco e nero. Considerando che la quasi totalità di queste foto (oltre 2000) erano inedite o assai rare, non si può non stigmatizzare una siffatta decisione. Tuttavia, è evidente che la decisione è stata imposta dai limiti dell’autoproduzione;
2) a pag. 16 c’è un puntino nero in corrispondenza della penultima riga.

Concludo in maniera spiacevole, ma sincera: la puntigliosità con cui quest’uomo ha composto la siffatta opera, la sua attenzione ai particolari, le sue minuziose descrizioni di ogni singolo dettaglio riguardante il complesso romano, mi obbligano a nutrire sentimenti alterni nei suoi confronti: da un lato lo ammiro, dall’altro mi è inviso. Quando afferma che, per individuare se su un determinato disco i Goblin hanno (o non hanno suonato), egli si è semplicemente affidato al suo personale gusto musicale (al contrario di color che, errando, si sono rivolti alle imprecise informazioni della rete o a quelle frammentarie degli archivi cinematografici), io mi sento solidale con lui, perché ha adottato un modus operandi che mi appartiene e che, per questo motivo, me lo fa apparire quale persona seria e competente. Ma egli mi è sgradito allorquando realizzo che ha ostacolato i miei piani - non tanto perché mi ha preceduto (sono anni che mi riprometto di scrivere un libro sui Goblin) – quanto perché ha scritto un’opera meravigliosa che io, ancorché appassionatissimo del gruppo romano, non sarei mai stato in grado di partorire. Soggiungo, contento e dispiaciuto al tempo stesso (per i motivi sopra descritti), che l’unico modo per dire qualcosa in più rispetto a quello di cui egli narra in quest’opera, è quello di affrontare argomenti successivi al 2010. E se egli decidesse di affrontarli nel tratto a venire, magari editando un volume secondo, abbandonerei mestamente gli intenti, pienamente consapevole della sua competenza, della sua minuziosa caparbietà nell’affrontare i temi, della sua capacità di ricercare chicche, di ricostruire discografie, di dettagliarne i contenuti. Tutto ciò, purtroppo, lo imporrebbe ai miei occhi quale inarrivabile concorrente, talché, immancabilmente, dedurrei l’assenza della minima competizione.
E proprio in termini competitivi, soggiungo, scompaiono letteralmente le due opere finora pubblicate sul mondo dei Goblin, le quali, peraltro, sembrano scritte con il beneplacito degli interessati e, per questo, certamente poco attendibili:
1) la prima - “La musica, la paura, il fenomeno”, pubblicizzata sul sito ufficiale dei “Back to the Goblin” (scritta da Giovanni Aloisio, edita da “unmondoaparte” nel giugno del 2005) - è indubbiamente carina e sensata, e si palesa quale piccolo manuale di rapida consultazione, peraltro non sempre agevole visto che la discografia del gruppo è trattata in maniera inusuale (i dischi non sono analizzati cronologicamente, ma per tematiche di film: horror, poliziesco, ecc);
2) la seconda - “Profondo rock” (scritta da Gabrielle Lucantonio, edita da “Coniglio Editore” nell’ottobre del 2007) - tratta solo marginalmente (e talvolta imprecisa) del mondo dei Goblin, riguardando il solo Simonetti (ed è infatti a lui sottotitolata, con la seguente rubricazione: “tra cinema e musica, da Profondo rosso a La terza madre”).
Dopo la lunga serie di motivazioni sopra espresse, se qualche irriflessivo lettore dovesse ancora esitare, sarà sufficiente elencare i seguenti dati: 450 pagine; 965 note; 6 schede biografiche (una per ogni membro storico dei Goblin); interviste inedite a Simonetti; Guarini e Clive Haynes (cantante degli Oliver; formazione archetipo dei futuri Goblin); discografia italiana; discografie estere (Argentina; Australia; Brasile; Canada; Corea; Francia; Germania; Giappone; Olanda; Polonia; Portogallo; Regno Unito; Russia; Turchia); discografia bootleg; discografie italiana e straniere di artisti e progetti collegati; discografia juke box; discografia singoli membri; filmografia (generica); filmografia singoli membri; centinaia di immagini; indice dei titoli; indici dei nomi (musicisti; attori; registi); tiratura di 50 copie; copertina contenente una rielaborazione del bozzetto originale realizzato per il film “Suspiria”.
Alla luce di quanto sopra descritto, il prezzo di 38,00 euro appare certamente quale modesto e dovuto contributo, legittimo corrispettivo per la spedizione dell’opera, richiedibile solo ed esclusivamente all’autore, presso la seguente email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.



Pagine: 450
Prezzo: 38€
Uscita: Febbraio 2011
Casa editrice: Edizioni Simple

 

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.