Introduzione Dario Calfapietra ha realizzato un interessante documentario dedicato al mitico negozio Disfunzioni Musicali, una della realtà più importanti, se non la più rilevante, quando si ricordano i vecchi negozi di dischi di Roma. L'attività era incredibilmente inserita nel substrato non convenzionale della Capitale, offrendo un ventaglio vastissimo di opere musicali inconsuete, nuove ed usate. L'autore ha inteso omaggiare quella inusuale ma indimenticata realtà underground, genuina espressione di un comune sentire che, a distanza di 14 anni dalla chiusura, genera ancora buone e forti energie. |
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Intervista realizzata da Gianluca Livi
Gianluca: Perché realizzare un documentario dedicato a Disfunzioni Musicali? Dario: L’ho sentito come un omaggio doveroso visto che, cercando nel web, con mia grande sorpresa, avevo trovato poco o nulla. Questo negozio ha rappresentato tanto per gli appassionati di musica a Roma, meritava un video ricordo. Gianluca: Per te, in particolare, cosa ha significato? Dario: Come dico nel video, è stato non solo il negozio dove da studente potevo permettermi di comprare qualche disco in più grazie al cambio usato ma, e soprattutto, il luogo dove (in un’epoca pre-internet) potevo venire a conoscenza di quello che succedeva musicalmente a Roma grazie alle locandine ed ai volantini che si trovavano lì. Gianluca: Nel video, hai intervistato quattro ex dipendenti che vi hanno lavorato (Fabrizio, Marco, Sante e Sandro). Con chi, tra di loro, ti sei trovato più a tuo agio e per quali motivi? Dario: Sandro “Polpo” era quello che conoscevo meglio e con Marco ero già stato in contatto in passato. Ma é stata anche l’occasione per conoscere Sante e Fabrizio, che sono anche loro due persone cordiali e con una cultura musicale impressionante. Sono stato completamente a mio agio con tutti e quattro: persone, quindi, davvero gradevoli che hanno raccontato volentieri i loro ricordi di quando lavoravano lì. Gianluca: Parlando dei proprietari del negozio, tralasciando Alberto (poco conosciuto dai più perché non molto presente in negozio), e Dino (purtroppo deceduto prematuramente, cosa da me appresa con dolore proprio guardando il tuo documentario), hai provato a contattare Gianni e Domenico al fine di riservare anche a loro uno spazio adeguato? Dario: Certo, é stato proposto ad entrambi di partecipare e mi avrebbe fatto davvero piacere sentire i loro racconti (soprattutto sulle origini del negozio) ma non se la sono sentita e rispetto la loro decisione. Gianluca: Quali i motivi per cui non hanno aderito all'iniziativa? Dario: Non conosco i motivi e per me non é importante conoscerli, saranno senz’altro dei motivi validi. Gianluca: La stessa cosa si è verificata con altri ex dipendenti? Dario: Sì, altri due ex-dipendenti a cui ho proposto la cosa hanno declinato. Ma di nuovo, rispetto le loro decisioni anche se mi avrebbe fatto piacere se avessero partecipato. Gianluca: Quali sono stati, fino ad ora, i riscontri? Sei stato contattato e da chi? Che tipo di valutazioni sono state espresse? Dario: La risposta é stata incredibile, il mio video ha creato uno tsunami emotivo di ricordi. Mi sono arrivati tantissimi commenti al video e davvero tanti bei complimenti. Gianluca: Hai inviato il link a anche a Gianni e Domenico? Sai se lo hanno visto? Dario: Non gliel'ho inviato personalmente ma credo lo abbiano visto. Mi auguro abbiano apprezzato lo spirito con cui questa cosa é stata fatta. In coda al video ci sono i miei ringraziamenti a loro per aver fondato Disfunzioni Musicali. Gianluca: ho trovato il documentario molto ben fatto. Sei riuscito a creare un clima molto distensivo. La durata mi è parsa appropriata. Condivido tutti i contenuti del tuo documentario, ma sono anche consapevole che non fu tutto rose e fiori, parlando del rapporto venditore/cliente. Diciamo che non sottoscrivo l'immagine troppo politically correct che hai voluto dare di quel negozio. Non hai menzionato, infatti, episodi spiacevoli che pure si verificavano con una certa ricorrenza. Ricordo con molto disagio la inesistente, sofferta comunicazione con chi gestiva l'usato, capace di condurre una trattativa senza proferire una parola - e sottolineo una - fosse anche un "buongiorno" (tu, invece, hai parlato di questo atteggiamento in termini simpaticamente naif), mentre rimane impressa nella mia memoria la maleducazione di un paio di commessi (ce n'era uno, verso la fine - bassino, pelato, con barba - che si relazionava al limite dell'offensivo). Dario: Io ho raccontato brevemente quella che é stata la mia personale esperienza e per il resto ho preferito lasciare spazio ai racconti di chi in quel negozio ha lavorato, ritenendo che le loro storie fossero ben più interessanti delle mie. Posso capire il tuo punto di vista ma nei rapporti negozianti-clienti episodi sgradevoli (per gli uni o per gli altri) possono capitare, soprattutto in circa 26 anni di attività. Gianluca: Concordo con te, anche se io alludo ad una situazione che, piuttosto che limitata ad episodi sporadici, era ricorrente ed oggettiva, peraltro ancora scolpita nella memoria di molti ex clienti, con cui mi sono nel tempo confrontato. Dario: Una seconda parte per ora non é prevista, sono soddisfatto di quello che é stato raccontato in questo video. Gianluca: Quali i motivi, secondo te, per cui Disfunzioni Musicali chiuse? Dario: I motivi veri non li conosco e non é una cosa che mi riguarda. Gianluca: Per quanto riguarda la tua attività, non posso che darti ragione: nel 2012, quando tu hai venduto, effettivamente era già cominciato quel processo di fruibilità digitale dei film che avrebbe portato gradualmente alla scomparsa dei formati fisici. Dario: Da ex-cliente, penso che se i dischi fossero costati meno forse la gente avrebbe continuato a comprarli piuttosto che passare ai downloads o allo streaming. Ma chi influenza i costi dei dischi? Le case discografiche? La distribuzione? La SIAE? Gianluca: su questa tematica, con me sfondi una porta aperta: da iscritto alla SIAE - come autore di brani musicali - mi sento veramente discriminato, in confronto ai colleghi di altri settori artistici. Dario: A Roma? No, anche perché i tempi non sono più gli stessi e lo sappiamo bene. Gianluca: Sono d'accordo, anche se alcune caratteristiche proprie di quel mitico negozio possono oggi essere rivenute, pur in termini assai contenuti ed in maniera del tutto randomica, in alcune attività attualmente aperte: mi viene in mente Blutopia, ove lavorano tre dei soggetti da te intervistati. Ne ho parlato dettagliatamente in un articolo dedicato ai negozi di dischi presenti nella Capitale (si trova QUI). Dario: Mi ricordo di quel bootleg dei Led Zeppelin, qualcuno me lo registrò su cassetta e si sentiva benissimo. Forse da qualche parte ho ancora quel nastro. Gianluca: Si, quel posto incredibile non più grande di 20 metri quadri... Dario: Già... Ero talmente piccolo ed il negozio era così pieno (anche perché, come da te ricordato, veramente contenuto) che non riuscii nemmeno ad entrare. Aspettai sulla porta mentre mio cugino entrava a comprarmi il disco. Gianluca: Un bell'aneddoto, senza dubbio, ma il mio non è secondo a nessun altro. Quando mi parlarono per la prima volta di Disfunzioni Musicali, io annotai il nome su un foglietto, poi lasciato in giro per casa. Successe che i miei genitori lo trovarono e, ormai a conoscenza della mia passione per i dischi - giacché ogni volta che uscivo di casa tornavo stracarico di vinili - mi chiesero preoccupatissimi in ordine ad una qualche patologia legata alla musica, evidentemente tratti in inganno dalla parola "disfunzioni" (risate). Dario: Abbiamo la stessa malattia, allora. Io sono stato attento a non lasciare foglietti in giro ma i miei se ne sono accorti lo stesso (risate). Gianluca: Già che siamo in tema di ricordi, nella mia carrellata di negozi di vinili romani, gli unici altri esercizi commerciali del passato che ho voluto citare, più per affetto che per questioni informative, sono stati Revolver, Metropoli Rock e Freesby, oggi tutti chiusi. Li frequentavi? Che opinione conservi di quelle realtà? Dario: Da Metropoli Rock, a Via Paolina, sono stato poche volte: ricordo un gran caos e poco fascino a trattenersi in negozio a lungo. Rammento che ci comprai “Powerhouse” dei Deep Purple. Gianluca: Condivido in parte il tuo ricordo. Nulla quaestio sul caos, mentre dissento garbatamente sul “poco fascino”. Fu il primo negozio "alternativo" che frequentai, al cui piano seminterrato, pieno di dischi usati, passavo intere mattinate, marinando la scuola. Dario: Freesby proprio non me lo ricordo... Gianluca: Io non lo frequentavo ma avevo amici che ci andavano e mi parlavano del proprietario come di una persona molto preparata, specie sull'hard rock e l'heavy metal, anche lui piuttosto difficile caratterialmente. Dario: Revolver, per me che venivo dal Prenestino, era lontanissimo ma a volte mi avventuravo con bus e tram nel lunghissimo viaggio a caccia dell’affare tra i dischi usati. E recentemente ho ritrovato una busta di quel negozio in Via Rosazza, a Trastevere, con dentro ancora lo scontrino. Era l’anno 1985 e quella fu la prima volta che potei acquistare ben quattro vinili usati (che ancora ho), spendendo circa 24.000 lire in totale. Sullo scontrino a penna avevo scritto i titoli dei dischi: "If You Want Blood You’ve Got It” degli AC/DC, “Presence” dei Led Zeppelin, “Pronounced Leh-nerd Skin-nerd” e “Second Helping” dei Lynyrd Skynyrd. Gianluca: Per quanto mi riguarda, Revolver divenne ben presto la mia “seconda casa”. Dopo aver conosciuto Disfunzioni Musicali, abbandonai Metropoli Rock - che nel frattempo era diventato un negozio per turisti (trasferendosi prima a Via Firenze o Via Milano, non ricordo esattamente, poi definitivamente a Via Cavour) - così Revolver si trovò in "graduatoria" subito dopo. Dario: Nel canale YouTube Radio Dario Berlin - Rome ci sono diversi video interessanti per gli appassionati di musica. Gianluca: Quali i tuoi progetti futuri? Dario: Mi piacerebbe mettere su famiglia :) Gianluca: Ultime parole per i lettori di A&B... Dario: Grazie a tutti per l’attenzione ed il supporto. Date un’occhiata agli altri video che ho fatto ed eventualmente iscrivetevi al canale se vi piace il progetto. Presto seguiranno altri video interessanti. Promesso.
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Nato nel 1981 e chiuso nel 2007, Disfunzioni Musicali fu fondato da quattro soci: Gianni, Domenico, Dino e Alberto. Un quinto socio, anch'egli chiamato Gianni, fu inizialmente interessato al progetto ma, per motivi mai resi noti, non ne fece poi parte.Dino - purtroppo scomparso qualche anno fa - si occupava principalmente della contabilità, anche se non era raro trovarlo alla cassa o a servire i clienti.Alberto era effettivamente poco presente: occupato in altra attività lavorativa, partecipava semplicemente come socio ma era piuttosto distaccato dalla vita pulsante del negozio.Gianni e Domenico erano molto più addentrati nel substrato dell'esercizio commerciale. A loro spettava il compito di dare la vera direzione commerciale del negozio, decidendo sui punti più importanti. Negli ultimi anni, Domenico si occupava anche dell'usato, in precedenza demandato ad un dipendente.Il ciclo vitale del negozio si consumò interamente nel quartiere San Lorenzo di Roma, in tre differenti incarnazioni.La prima sede fu istituita nel 1981, a Via Dei Falisci: si trattava di un locale molto piccolo, ben presto ritenuto inadeguato perché troppo angusto, rispetto all'utenza, il cui interesse a afflusso si rilevarono via via crescenti.Nel 1986, l'attività fu quindi spostata in Via degli Etruschi che rimase attiva fino al 2007, anno della chiusura.Parallelamente, dal 1996 al 2000, fu aperta una filiale in Via dei Marruccini, interamente dedicata all'usato.A margine della loro attività di commercianti dediti alla divulgazione della musica (non soltanto venduta, ma anche fruita grazie ad una serie di eventi/incontri alla quale parteciparono importanti nomi come I Ramones, i CSI, Alice Cooper, Bruce Dickinson ed altri ancora), i soci ebbero modo di collaborare alla creazione di tre etichette (Mantra, High Rise, Viva) nonché di una società import-export (la Helter Skelter, dalle cui ceneri nacque Goodfellas, tuttora in attività). Dario Calfapietra, romano, è l'intervistato, autore del documentario più volte citato nello scritto. Gianluca Livi è l'intervistatore. Romano, giornalista di formazione giuridica e socio-politica, critico musicale, collezionista di vinili, ha iniziato a scrivere di musica fin da giovanissimo per la rivista Sound and Vision, contribuendo subito dopo alla nascita delle fanzines Wings of Sysyphus e Wonderous Stories. Successivamente, ha firmato articoli per le pubblicazioni cartacee Paperlate, Musikbox, Rondò, Vintage. |