Ronnie James Dio: Ricordo di una Leggenda Metal

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Il mio cuore è a pezzi, Ronnie è scomparso questa mattina alle 7.45. Apprezziamo i messaggi di saluto arrivati da familiari e amici, Ronnie è morto serenamente. Ronnie sapeva quanto lo amavate. Grazie per l’amore e il sostegno che avete mostrato fino all’ultimo. Vi chiediamo alcuni giorni di assoluta privacy per poter superare questo enorme dolore. Ronnie vi amava tutti. La sua musica vivrà per sempre.

Con queste poche parole che hanno fatto il giro del mondo in pochi secondi Wendy, la moglie di Ronald James Padovana, noto a tutti come Ronnie James Dio, ha dato la notizia della sua morte. Un nome artistico tanto pesante quanto calzante, per una delle icone della musica Heavy Metal, adesso di diritto nella leggenda. In questi giorni stanno arrivando le condoglianze e gli atti di stima di tutti i maggiori esponenti della musica dura che l’hanno conosciuto, che hanno suonato con lui o che semplicemente sono stati influenzati: tutti ne parlano come un uomo gentile, disponibile e affabile, e non stentiamo a crederci. Nato a Portsmouth, nel New Hamsphire il 10 luglio da una famiglia di origini italiane, Dio ha iniziato la sua personale ascesa tra i grandi del Rock’n’Roll nei primi anni ’70, quando realizzò alcuni album di ottimo Hard Rock melodico con gli Elf (e da li il soprannome di Elfo, dovuto anche alla sua piccola stazza). Nei primissimi mesi del 1975 la band apri’ degli show per i Deep Purple, e li nacque la sua amicizia col chitarrista Ritchie Blackmore, che sofferente in seno alla band madre, deciderà con lui di formare i Rainbow, una delle più grandi band che il Rock duro abbia mai avuto. E’ proprio con questo combo che Ronnie inciderà grandi classici del genere come “Man On The Silver Mountain”, “Stargazer” e “Long Live Rock’n’Roll”, diventando uno dei cantanti più popolari e apprezzati dell’appena nata scena Metal. La sua voce potente e squillante, a tratti tenoriale è stato un trademark per il sound dei Rainbow, ed insieme ai suoi testi pieni di riferimenti fantasy un abecedario per miriadi di bands nate nei 3 decenni successivi. Ma Blackmore e Dio sono due personalità troppo forti per convivere senza litigare e come dice il detto, due galli nel pollaio sono troppi, quindi il secondo decide di lasciare l’arcobaleno nel 1979 per unirsi ai leggendari Black Sabbath (è in questo periodo che on stage si esibirà anche nel suo famoso gesto delle corna verso il pubblico), appena divisi dal loro storico singer Ozzy Osborune. All’interno del sabba nero porterà il suo bagaglio di esperienza e la sua espressiva e magnifica ugola, incidendo nel 1980 il bellissimo Heaven And Hell ed il buon The Mob Rules nel 1981 (a cui va aggiunto il disco dal vivo Live Evil del 1982), prima di lasciare anche questa formazione e dare vita nei primi mesi del 1983 una band tutta sua, dal monicker semplice e ripreso dal suo cognome: Dio.

E’ qui che il capriccioso singer si sentirà finalmente del tutto libero a livello aritistico, e radunata una formazione di tutto rispetto (basti pensare al batterista Vinny Appice, già con lui nei Sabbath per The Mob Rules) darà alle stampe lo stesso anno Holy Diver, il suo miglior disco solista e un masterpiece indiscusso dell’Heavy Metal, tutt’oggi vendutissimo e ritenuto come il punto di inizio per l’Epic ed il Power. Da allora in poi si alterneranno dischi buoni ad altri meno, che andranno a comporre una corposa discografia, ma è con le esibizioni live in tutto il globo che Dio verrà certificato come un performer unico e trascinante, nonostante un’evidente calo di popolarità sul finire degli anni ’80. Infatti nel 1992 torna nei Black Sabbath con la quale incide il discreto Dehumanizer, ma è solo un momento, la carriera solista grazie a questa estemporanea reunion riprende quota, e Strange Highways del 1994 lo riporta ai fasti dei primi anni del decennio passato, pur non ripetendoli in toto. Tutto prosegue con dignità ed uno status ormai raggiunto di “classico” sino al 2006, quando ritrovata l’amicizia con Tony Iommi, da vita insieme a Geezer Butler e Vinny Appice agli Heaven And Hell, creando una delle super band metalliche migliori del nuovo millennio. Testimonianza tangibile è The Devil You Know, disco bellissimo dove Dio sciorina una delle sue migliori prestazioni in assoluto in quasi 40 anni di carriera, nonostante i 65 anni di età. Purtroppo sul finire dello stesso anno gli viene diagnosticato un cancro allo stomaco, che il cantante combatterà con grande verve e vigore per tutto l’inverno in compagnia della moglie Wendy, che gli è sempre rimasta accanto. Nei primi mesi di chemio terapia sembra andare tutto bene, ma poi nella notte di sabato 15 maggio torna in ospedale dove le sue condizioni si aggravano in poche ore, fino al decesso nelle prime ore della mattina del giorno seguente. E’ cosi che ci ha lasciato, da un letto dell’ospedale M.D. Anderson di Houston, in Texas dopo aver perso la sua battaglia, l’unica ma fatale di una carriera straordinaria, dove il folletto del Metal è riuscito a farsi rispettare da tutti i colleghi e anche amare, grazie ai suoi modi gentili e bonari, che lo ha reso un amico anche nei confronti dei fan che oggi lo piangono e già lo rimpiangono. Il mondo dell’Heavy Metal è in lutto, ma possiamo dire con tranquillità che tutta la musica lo è: abbiamo perso un personaggio unico nel suo genere ed un artista di grandissimo spessore, e tutto il movimento da oggi non sarà più lo stesso. Concludiamo questo pensiero, che va inteso come una lettera d’amore e rispetto nei confronti prima dell’uomo che del cantante, con il messaggio che ha scritto e reso pubblico Lars Ulrich dei Metallica, che fa ben comprendere a chi sta leggendo della grandezza di Ronnie James:

Caro Ronnie,

Ero appena sceso dallo stage a Zagabria quando ho saputo della news sulla tua morte. Sono in stato di shock, ma volevo farti sapere che tu sei una delle ragioni principali dietro la mia passione musicale. La prima volta che ti ho visto con gli ELF, aprire per i DEEP PURPLE nel 1975, io ero completamente colpito dalla potenza della tua voce, dalla tua presenza sul palco, dalla tua confidenza e dalla facilità con cui tu eri capace di entrare in contatto con seimila danesi e anche con un bambino undicenne, molti dei quali non erano famigiari con la musica degli ELF. L'anno seguente ero cosi sconvolto dall'ascoltare il risultato della tua unione con il mio chitarrista preferito e instantaneamente diventai il fan numero uno dei RAINBOW in Danimarca. Nel 1976, quando hai suonato il tuo primo show a Copenhagen, io ero letteralmente in prima fila e quando i nostri occhi si sono incrociati mi sono sentito la persona più importante del mondo. La notizia che sareste rimasti in città anche il giorno dopo lo show mi si conficcò in mente, spingendomi al pellegrinaggio verso il Plaza Hotel per riuscire a strappare un momento con voi, un autografo, una foto, qualsiasi cosa. Dopo qualche ora tu sbucasti fuori dall'hotel, fosti così gentile con tutti, autografi, foto e chiacchierate. Ero in cima al mondo, ispirato e pronto per tutto. I RAINBOW tornarono a Copenhagen altre volte negli anni seguenti e ogni volta voi ragazzi devastavate la mia mente, eravate la mia band preferita sul pianeta all'epoca.

Negli anni poi sono stato fortunato nell'incontrarti ancora e ogni volta sei stato gentile, delizioso come lo eri stato nel 1976 davanti all'hotel. Quando finalmente abbiamo avuto la chance di suonare insieme, in Austria nel 2007, per me è stato un onore, è stato un sogno tramutato in realtà suonare con te e con le altre leggende degli HEAVEN & HELL. Qualche settimana fa quando ho avuto notizia che non avresti suonato negli show del Sonisphere assieme a noi volevo chiamarti, augurarti di tornare presto in forma, ma ho lasciato stare pensando che l'ultima cosa che desideravi era ricevere una chiamata da un tuo fan danese. Ora vorrei aver fatto quella chiamata. Ci mancherai immensamente in quelle date e penseremo a te con grande ammirazione e affetto durante quei giorni. Sembrava così giusto averti in tour con i 'Big Four' sicchè tu sei stato senza dubbio una delle principali ragioni per la quali esistono queste band. Le tue orecchie fischieranno in quei giorni perchè tutti noi parleremo di te, ti ricorderemo e condivideremo storie su come tu hai reso la nostra vita migliore. Ronnie, la tua voce ha impattato su di me in maniera tremenda, mi ha condizionato, la tua musica mi ha ispirato e influenzato e la tua gentilezza mi ha toccato e fatto andare avanti. Grazie.

Con tanto amore.


Discografia essenziale Ronnie James Dio

con gli Elf:
Elf (1972)
Carolina County Ball (1973)

con i Rainbow:
Ritchie Blackmore’s Rainbow (1975)
Rising (1976)
Long Live Rock’n’Roll (1977)

con i Black Sabbath:
Heaven And Hell (1980)
The Mob Rules (1981)

con i Dio:
Holy Diver (1983)
The Last In Line (1985)
Strange Highways (1994)
Killing The Dragon (2002)

con gli Heaven And Hell:
The Devil You Know (2009)

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