Patti Smith

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Ho avuto il privilegio di crescere in un periodo di rivoluzione culturale. E la musica ne è stata una componente. Forse non sono stata altro che una pedina, ma sono contenta, comunque, di aver contribuito a cambiare qualcosa.

C’è forse da stupirsi se gli storici definiscono il suo ingresso nella musica come l’anno zero del punk americano? No, non c’è da stupirsi. Patricia Lee Smith o come preferite Patti Smith “la Sacerdotessa”, nasce il 30 Dicembre 1946 nella fredda Chicago. Pittrice, artista, poetessa, scrittrice, musicista e attivista politica Patti Smith tiene sotto controllo per molti anni il suo vero io, un essere furioso, caparbio alle volte poco educato, ma di una sincerità assoluta e una femminilità alle volte dubbiosa, ma comunque presente. Dopo aver trascorso la sua adolescenza a Pitman, una piccola cittadina del New Jersey, la Sacerdotessa si trasferisce nella sonnambula New York, ed è proprio fra quelle strade dove scorre la vita americana, che Patti Smith percepisce il cambiamento. Vive con cinque dollari al giorno, danza e canta nelle metropolitane, frequenta i locali underground e finalmente trova la sua ispirazione scrutando le vite rabbiose e fugaci dei newyorkesi. E’ il 1971 quando finalmente si esibisce in spettacoli di arte varia, dando inizio al suo calvario sublime verso l’ascesa del punk. Fu l’amicizia con Andy Warhol, Lou Reed e John Cale, nonché quella con Bob Dylan, suo vicino di casa al Greenwich Village e fanatico fan delle sue poesie, a conferire a Patti Smith quell’ultima dose di sicurezza. Inizia a scrivere così brani per i Blue Oyster Cult e in contemporanea pubblica i primi tre libri di poesia: Seventh Heaven (1971), Kodak (1972) e Witt (1973). Ma l’anno che segna l’ascesa definitiva della Sacerdotessa è il 1975 quando finalmente si circonda dei suoi quattro uomini e fonda la Patti Smith Group. Questa banda di scatenati musicisti composta da Lenny Kaye (bassista), Richard Sohl (tastiere), Ivan Kral (chitarra) e Jay Dee Daugherty (batteria) nonché appunto Patti Smith, rivoluzionano la scena musicale newyorkese, esibendosi nei templi punk quali il Bottom Line e il Max’s Kansas City. Ma è grazie ad Horses, album prodotto da John Cale nel 1975 che la Patti Smith Group si concede al mondo intero. Un mix di rock puro dalle venature sarcastiche, richiami poetici e citazioni storiche (basta ascoltare “Gloria”, brano dei Them), che la Sacerdotessa entra nella rock n’roll all fame e da li non ne esce più. Le basta un anno per rilasciare il suo secondo album. Nel 1976, Jack Douglas produce Radio Ethiopia un delirio di parole intrecciate a chitarre che rievocano un vago Hendrix condite da un’ elettricità a fior di pelle che evocano la rivoluzione di quegli anni. La generazione “beat” di Jack Kerouac ma anche la stima per Rimbaud si odono fra i labirinti di “Pissing In A River”, “Ask The Angel” e “Abyssinia”. Il 1977, per Patti Smith è un anno difficile ma al contempo fruttuoso da un punto di vista poetico. In seguito ad una caduta dal palco durante un concerto a Tampa in Florida, la Smith è costretta a lasciare temporaneamente le scene. E’ in questo periodo che ritorna a concentrarsi sulle emozioni e i pensieri e rilascia chicche poetiche che verranno pubblicate nel 1978 sotto forma di brani. I suoi pensieri, i dolori, le sue ingiustizie sono racchiuse nel terzo album, Easter. A darle una mano questa volta è la pragmatica “Because The Night” scritta a quattro mani con Bruce Springsteen, che fa da contorno ad un disco dalle sfumature religiose.

He spared the child and spoiled the rod. I have not sold myself to God” (Babelogue – Easter 1978).

Patti Smith in Easter, si dileggia fra riff più commerciali scanditi da una voce altalenante fra femminilità e censure, che segnano l’inizio dell’allontanamento dalle scene musicali. Nel 1979, rilascia il suon quarto album, Wave, album che suscitò grande scalpore grazie alla grafica che mostra un ritratto di Papa Luciani ben in evidenza. Di buon successo grazie alla cover dei Byrds “So You Want To Be A R&R Star”, Wave è in parte dedicato all’amore della sua vita, Frederick “Sonic” Smith, membro dei MC5, cui dedica due delle sue poesie musicali più belle: “Frederick” e “Dancing Barefoot” (ripresa poi successivamente anche dagli U2). Dopo un trionfale tour italiano, Patti Smith nel 1980, annuncia l’addio alle scene, sposa il suo grande amore e si ritira successivamente nella fredda Detroit. Con il susseguirsi degli anni la Smith, rilascia ulteriori album, quasi tutti di poco successo e passati inosservati. La sua figura di Musa del punk ispirerà, per tutti gli anni ‘80, donne come Nina Hagen, Lene Lovich e l’italianissima Gianna Nannini. Ma è negli anni ‘90 che la Smith deve affrontare il buio e il dolore della vita. Patti Smith, in seguito alla morte del fratello, del marito, del pianista Richard Sohl e del compagno d’avventure Robert Mapplethorpe, inizia ad attingere dall’energia più profonda che è in lei, decidendo così di ritornare alle scene terminando l’album che progettava da tempo con Frederick Smith e rilasciandolo nel 1996 con il titolo Gone Again. Inizia così a pregare per l’invasione in Tibet, denuncia il caso Clinton - Lewinski definendo questa censura come “la crocefissione della sua generazione e quella della liberazione sessuale”, scegliendo infine una filosofia di vita positiva: “Da bambina ero così debole e malata che non pensavo di riuscire a vivere a lungo. Oggi la mia vita è buona, malgrado i dolori che ho dovuto superare. È stata una gran vita e sono ancora qui!" Racchiude questi pensieri filosofici nell’album Gung Ho, rilasciato nel 2000, iniziando una nuova vita, più armoniosa e forse, sotto alcuni punti di vista, meno rabbiosa, che per certi versi continua anche con Trampin’ del 2004, l’ultimo disco di inediti della cantautrice newyorkese. Infatti il 24 aprile del 2007 pubblica Twelve, album composto da 12 cover di vari artisti contemporanei tra la quel spiccano i rifacimenti di “Smells Like Teen Spirits” dei Nirvana e “White Rabbit” dello storico gruppo psichedelico Jefferson Airplane. La Smith fa seguire un tour che toccherà l’Italia nel luglio dello stesso anno con un concerto storico al Pistoia Blues in luglio, prima di intraprendere una serie di date nominate A Wing In Heaven Blu, che la vedrà in una veste più spirituale arrivando a suonare anche nelle chiese.

 

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