Nati Liberi, La storia del Banco del Mutuo Soccorso raccontata da Vittorio Nocenzi
Vittorio Nocenzi con Francesco Villari

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Ho accolto l'uscita del libro sul Banco del Mutuo Soccorso con un misto di felicità, come per l'arrivo di un caro ospite aspettato da tempo, e di preoccupazione perché da un lato arrivava dopo lo tsunami (non nel senso dell'editore) che ha colpito la band tacitando il bellissimo coro greco che avrebbero potuto fare Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese alla "memoria" Vittorio Nocenzi, e dall'altro temevo potesse essere un canto del cigno, la celebrazione di un periodo storico oramai alla fine.

Nulla di tutto questo per fortuna. Vado subito al sodo ed il libro, pur con qualche pecca di cui parleremo, è bello, interessante, piacevole ed emozionante.

L'indice segue passo passo tutta la vita del Banco, dagli esordi nella mitica "stalla"  a Marino, ai primi successi, ai coinvolgenti live, ai rapporti con i fan ed ai contrasti con le case discografiche, all'Annus Horribilis delle morti di Rodolfo e Francesco e della malattia di Vittorio, seguendone tutte le uscite discografiche e le vicende associate, fino all'ultimo lavoro "Transiberiana".

Un viaggio evolutivo pieno di delicati ricordi e gustosi aneddoti ad intervallare le analisi tecnico-musicali, il tutto incastonato nel prezioso lavoro di Francesco Villari che innesta il racconto in un altro racconto più ampio, nella descrizione dell'evoluzione del rock partendo dalla sua nascita in America, alla sua adolescenza e crescita attraverso l'incontro con la cultura europea ed anglosassone in primis fino ad arrivare all'età matura della consapevolezza ed all'inevitabile declino (o trasformazione in qualcosa d'altro). Questa "sceneggiatura-involucro" permette la contestualizzazione di ogni evento preso in considerazione con il periodo storico in cui avviene e quindi crea quell'analisi dello spaccato sociale ed economico senza il quale sarebbe più difficile capere come certi album e certi brani possano aver visto la luce.

Libro di storia, quindi, non solo di musica...

Grande partenza con l'analisi degli stimoli, ascolti e tangenze che hanno portato al canone musicale del Banco: da un lato la musica classica con Bach, Beethoven e Mussorgskij in primo piano e dall'altro la fantasmatica visionarietà di Frank Zappa e la vena "prog" dei Beatles sbocciata con il mitico "St. Pepper...". Canone che si è evoluto e sviluppato poi sull'onda della ricerca di musicalità elaborate e complesse con tempi dispari e strumenti alieni al rock, caratteristica comune di tutte le band prog del periodo, e si è cementato sulla continua ricerca di non essere banali, di liriche e temi che fossero legati a tematiche sociali od emozionali, comunque ed in ogni caso "colte" rispetto al dilagante uso di atmosfere favolistiche e simboliche delle band britanniche (e non). Appropriati in questo senso gli estratti dei testi delle canzoni inseriti nei vari capitoli, vere e proprie poesie che potrebbero far parte di una antologia letteraria del novecento. 
Canone che rappresenta quello che Villari chiama "la quarta via" del Banco", una musica capace di riunire le tre correnti principali della tradizione italiana: il cantautorato che iniziava a realizzare i propri album in racconti (De Andrè con "La buona novella" etc.) mantenendo però la forma canzone , la musica leggera (o pop) ed la musica sinfonica ed operistica.

Quindi una musica non per antagonismo, non per ribellione... ma testimonianza, impegno, stimolo per il "pensiero" che ognuno può e deve scegliere di fare.

Ecco nascere quindi i primi tre concept "Il salvadanaio" (come tutti lo chiamano), "Darwin" e "Io sono nato libero", tre capolavori che giustamente nel libro sono analizzati nel dettaglio sia dal punto di vista lirico che musicale. Una valanga di innovazione che si rovescia sulla scena musicale italiana in primis, ma che presto si sarebbe inevitabilmente propagata all'estero come testimonia il quarto album "Banco" in inglese e la tournee con i Gentle Giant. Nascono i brani storici come R.I.P, Metamorfosi, il lunghissimo "Il giardino del Mago" assieme ai cortissimi "Passaggi" e "Tracce"... nasce il concept  album "puro" con testo e musica uniti nell'invitare l'ascoltatore ad accompagnare il racconto da protagonista toccando temi e dibattiti vivi nel cuore delle persone, come la questione creazionista versus quella evoluzionista: "Darwin" è la risposta del Banco, "l'uomo si è creato da sé" attraverso i millenni... Nasce la ballad "sociale" de "La città sottile", analisi dell'alienazione del vivere moderno... Un'inizio folgorante che comunque non si esaurisce col tempo ma che marchia indelebilmente l'approccio della band.

Seguono gli altri album, sempre coraggiosi come "...di terra", antesignano del "sentire green" odierno che riesce ad essere grande anche privato per scelta di uno degli strumenti più caratteristico della band, la voce di Di Giacomo. E prima ancora "Come un un'ultima cena", caleidoscopico ritratto degli stereotipi e delle grottesche meschinità dell'uomo. Oppure "Canto di Primavera" o "Urgentisssimo" o Buone notizie"... tutti album nati con uno scopo preciso, quello di rappresentare in modo schietto e talvolta anche "cattivo" o ironico il mondo in cui si sta vivendo. Anche l'analisi di questi album, quindi, evidenzia come ognuno sia espressione del tempo in cui è nato ed è stato concepito. Anche quando il gusto musicale è cambiato (con l'arrivo degli anni '80), anche quando la forma canzone ha ripreso prepotentemente potere perché semplice da utilizzare dai media, strumento "padre e padrone" per la diffusione e di promozione della musica.
Il Banco del Mutuo Soccorso è stato forse l'unica band ad essere capace di non stravolgere la propria anima costruendo le canzoni come fossero suite, concentrando movimenti e temi in pochi minuti. Ma ancora e sempre permangono l'attenzione alle tematiche contemporanee della realtà (chi ha il coraggio di affrontare il tema dell'omosessualità nel 1980 come il Banco in "Paolo Pa"?) e la ricerca delle nuove tecnologie e sonorità.

E' questa l'essenza del Banco del Mutuo Soccorso che scaturisce dal libro. Una band speciale e fuori dagli schemi a partire dalla formazione, storicamente formata da doppie tastiere a guidare una line-up classica basso chitarra e batteria, coraggiosa nel proporre temi anche ostici in ogni contesto senza preoccuparsi del "mercato" (da cui la volontaria lunga lontananza dalle sale di incisioni per favorire il contatto con il pubblico negli eventi live) ed eclettica nell'usare stili e sonorità variegate a dimostrazione della convinzione di Vittorio Nocenzi che "Il progressive non è un genere, ma la possibilità di contenerli tutti" (Vittorio Nocenzi, pagina 46).

Per concludere non posso esimermi dal fare un paio di piccoli appunti ad un libro che mi è piaciuto molto anche per la sua precisione nel riportare le informazioni. La resa delle fotografie inserite nel libro non è buona (ad eccezione della sezione a colori) per cui non si riesce a godere della parte illustrativa del libro, un mix di foto storiche ed attuali sempre preziose per i fan: un lavoro come "Nati Liberi" avrebbe meritato una confezione migliore. Ho trovato inoltre strano il fatto che non sia citata una delle formazioni che hanno accompagnato noi fan ai concerti per parte degli anni '90 e oltre e che ha permesso la realizzazione di album come "No Palco". Quella con Tiziano Ricci al basso e Maurizio Masi alla batteria per intenderci, che sono citati solo con una didascalia in un paio di foto. Strana anche l'assenza di citazione del percussionista Karl Potter che fu parte della "internazionalizzazione" della band nella seconda metà degli anni '70. Una piccola pecca in una marea di informazioni tutte interessanti, compreso le nuove prospettive della band con il prossimo lavoro sull'Orlando Furioso.

"Nati Liberi" rappresenta una vera miniera per gli appassionati del Banco ripercorrendone la lunga storia, ma anche per tutti coloro che amano la musica, la cultura e le loro affascinanti interrelazioni. Un libro che può essere letto d'un fiato oppure centellinato seguendo i propri percorsi personali, i propri ricordi, i propri affetti.
Un’opera che consiglio a tutti in un mare di "cialtroneria" che si legge da ogni parte: un modo per ricordare e per imparare a vedere avanti.



Formato: 16x23
Pagine: 224
Uscita: settembre 2021
Editore: Tsunami
ISBN: 9788894859515

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