Paolo Gresta
One shot band. Gruppi, artisti, visionari e sognatori con idee (spesso) geniali e un solo disco alle spalle.

Stampa

 

 

 

 

Cosa spinge un giornalista a scrivere un libro dedicato ad alcuni di quei gruppi o artisti che si sono affacciati sul mercato soltanto con un album, per poi sparire più o meno definitivamente dal music business? La risposta si cela in "Strange World", un (non troppo) vecchio brano di Ké, artista Pop di metà anni '90: prima che il germe iniziale del libro fosse ancora nella sua testa, l'autore lo ascoltava alla radio continuando a domandarsi che fine avesse fatto il suo esecutore.

Da lì, il guizzo dell'opera così come oggi è concepita, che narra le gesta di gruppi cosiddetti "One Shot", artisti da un solo colpo e via, capaci, però, di lasciare l'innegabile segno nell'immaginario dell'ascoltatore tipo (l'elenco completo lo trovate qui a fianco, sulla destra).
In realtà, a dirla tutta, il titolo è un pretesto per parlare di album che l'autore ama incondizionatamente: come si fa, ad esempio, a definire carriere lampo quelle di "Sonny Bono" o di "Iggy Pop and James Williamson" senza considerare i loro gruppi primigeni (rispettivamente "Sonny & Cher" e gli "Stooges")?
Purtuttavia, scopo del presente scritto non è quello di sottilizzare ma di badare alla sostanza, ed in questo libro, di sostanza, ce n'è parecchia.

Coprendo un range temporale di più di trent'anni (dal 1965 al 1998), lo scrittore recensisce 45 album considerati fondamentali. "One Shot Band", dice egli in premessa, "è il vecchio album fotografico di famiglia in cui, al posto di genitori, fratelli e cugini ci trovi il signore dei giornali, il giardiniere, la signora che veniva a casa a fare le pulizie, l’amichetto dell’asilo, il prof di latino e greco del liceo, il primo amore. Persone importanti di cui gli anni hanno smangiato i bordi dei ricordi che ci restano di loro, ma che sono pur sempre lì a rappresentare tasselli decisivi della nostra vita, che lo si voglia o no".
Wow! Questo tizio sa come toccare i nervi giusti del potenziale lettore: l'allegoria è perfettamente calzante e stimola d'un colpo la lettura del testo. Beh, il lettore anche non accorto avrà certamente intuito la validità di un'opera come questa.
Poco importa se altri album seminali sono stati tralasciati (così, a memoria, mi viene in mente "McDonald & Giles") o se il citato Kè non è recensito nel corpus del volume ma soltanto accennato in premessa (non poteva essere altrimenti, del resto, se si pensa che di album, l'americano, ne pubblicò ben tre): quello che conta, quando si acquista un libro, è capire se il narratore scriva con competenza (Gresta lo fa), critichi e commenti con intelligenza (e pure lo fa), vada oltre la lezioncina di stampo meramente compilativo (fa anche questo).
Avete ancora dubbi? Lasciamo la parola all'autore, allora.
Parlando dei Tomorrow, "non c’è Steve Howe o Keith West che tenga. Se deve andare storto, niente ti potrà salvare. Neanche jammare con Jimi Hendrix o ispirare Tommy agli Who oppure condividere gli Abbey Road Studios con i Beatles in persona (.) I Tomorrow, alla fine dei Sessanta, condividevano il palco dell’UFO Club di Londra con Pink Floyd e Soft Machine, avevano un ottimo seguito ed erano considerati uno dei gruppi di punta della psichedelia anglosassone (.) Due mesi dopo la nascita, pubblicano il loro primo singolo, "My White Bicycle", uno splendido pezzo visionario che cattura l’attenzione di molti, anche di John Peel, il quale invita la band a partecipare alla prima session assoluta del suo programma sulla BBC Radio 1. I ragazzi probabilmente non si rendono conto di essere appena entrati nella storia e invece di dedicarsi anima e corpo al loro primo lavoro in studio, si mettono a lavorare ognuno a un progetto diverso (.) Nel frattempo, Hendrix si è preso il mondo con "Purple Haze", "Sgt. Peppers" dei Beatles ha sbaragliato il mercato inglese e americano, e il pifferaio alle porte dell’alba dei Pink Floyd elegge Syd Barrett nuovo re della psichedelia ad agosto. Con una concorrenza del genere non puoi permetterti né colpi a vuoto né tantomeno ritardi. I Tomorrow, invece, toppano nell’uno e nell’altro senso, visto che quando viene finalmente pubblicato il loro primo e unico disco, nel febbraio del 1968, l’onda psichedelica si sta già affievolendo e in qualche modo la lunga gestazione dell’album decreta la fine della band".

Salto a casaccio all'interno del volume e mi imbatto nei Dark di "Round The Edges", uno dei dischi più rari della storia della musica. "L’autostima non era evidentemente il punto forte della band, che decide infatti di stampare solo trentadue copie del disco (.) Trenta più due test, per l’esattezza. Andate esaurite in un baleno tra omaggi a parenti e amici (molti) e copie vendute (poche), i Dark decidono allora di pressarne altre trentadue. In totale fanno sessantaquattro rarissimi esemplari (.) che oggi valgono una vera fortuna (una copia si aggira intorno alle 1.500-2.000 sterline). Oggi "Round The Edges" è un disco estremamente interessante (.) pieno di un certo misticismo che inevitabilmente riporta ai lavori di Cream, Jefferson Airplane o Wicked Lady".
E quando gli occhi mi cadono increduli sugli italianissimi dischi di Carnascialia (folk-prog che "sembra oltrepassare anche i confini della world music, ritagliandosi un segmento di spazio e tempo tutto personale fatto di ballate provenzali, sperimentazioni vocali, digressioni in dialetto, tarantelle, marranzano e flauto di pan, sassofono e mandolino, liriche ai limiti dell’assurdo") e Buon Vecchio Charlie (il gruppo prog del Richard Benson dei seventies che "canta bene e suona sia l’elettrica che l’acustica con una certa maestria"), mi viene ormai spontaneo promuovere un autore coraggioso, capace, preparato, Giornalista pubblicista e linguista specializzato in Editoria e Scrittura, a cui posso soltanto rimproverare la scelta di una copertina infelice (che ritrae i "Monks"- monaci in italiano - 5 militari americani di stanza a Francoforte, autori, anch'essi, di un unico album), totalmente incapace, nella sua imbarazzante inadeguatezza, di comunicare la validità di un'opera antologica che, invece, è perfettamente in grado di stimolare riflessioni e suscitare gli interessi di ogni fruitore di Musica (si noti la M maiuscola) che ami definirsi tale.

 

 



Pagine: 170 c.a.
Uscita: 2016
Editore: Arcana
Prezzo: € 16,00



L'autore recensisce opere discografiche dei seguenti gruppi musicali:

Jack London & The Sparrows
Vernon Haddock’s Jubilee Lovelies
The Blue Things
The Monks
The Belfast Gypsies
Clear Light
Sonny Bono
Bohemian Vendetta
Faine Jade
J.K. & Company
The Lollipop Shoppe
Tomorrow
The United States of America
Aaron Lightman
Alexander «Skip» Spence
The Koobas
Foodbrain
John’s Children
Joseph
The Hampton Grease Band
John Manning
Love Live Life + One
People
Dark
The Modern Lovers
Iggy Pop and James Williamson
Carnascialia
The Essential Logic
The Germs
Young Marble Giants
Josef K
The Unknowns
Minor Threat
Start
Rites of Spring
Scratch Acid
The Wayfarers
Mighty Mighty
Indio
Buon Vecchio Charlie
The La’s
The Rising Sons
For Squirrels
Mark Hollis
Watercress

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.