Pink Floyd
Echi da Pompei

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PINK FLOYD - ECHI DA POMPEI

La seconda facciata di Meddle era interamente dedicata alla suite Echoes.

Il brano, nato per caso quando in studio di registrazione una nota scaturita dal piano elettrico di Wright sembrò evocare il suono del sonar di un sommergibile, passava dall’inizio tranquillo, caratterizzato da una bellissima melodia cantata all’unisono da chitarrista e tastierista, tonalità bassa il primo e controcanto in tonalità più alta il secondo.

Seguivano momenti più aggressivi, dove la chitarra passava dal suono pulito a quello in distorsione, in una scala prima crescente e poi decrescente, assecondata da una batteria sempre più devastante. Seguiva un intermezzo che cambiava completamente tempo, con le urla della Fender Stratocaster di Gilmour suonata con il bottleneck su un ritmo serrato di basso e batteria ora sdoppiata sui due canali.


Echoes avrebbe anche aperto il film dei Pink Floyd a Pompei, girato nell’ottobre del 1971, venendo però separato in due parti distinte: la prima si chiudeva alla fine della sezione con il bottleneck, mentre la seconda, dopo la sezione centrale del film, ripartiva dalla parte rumoristica per arrivare fino alla fine, chiudendo la pellicola. Un altro pezzo molto utilizzato dal vivo, posto in apertura di questo disco, era One of These Days, caratterizzato dal convulso basso iniziale accompagnato dai passaggi di Nick Mason alla batteria. Quest’ultimo avrebbe quindi pronunciato con voce bassa e distorta la frase del titolo: “Uno di questi giorni ti farò a pezzettini”, facendo partire la parte più concitata del brano, con un tempo veloce sul quale nuovamente urlava la chitarra con il bottleneck e i fantastici contrappunti di Wright all’organo Hammond. Nel film girato a Pompei questo pezzo avrebbe visto inquadrato per tutto il tempo proprio Nick Mason, scatenato con baffi e capelli lunghi stretti da una bandana, e una farfalla stampata sulla maglietta. Ad un certo momento, inquadrato dall’alto, Nick perde anche una bacchetta, ma la sostituisce rapidamente con un’altra. In seguito il regista del film si sarebbe detto sicuro dell’esistenza di altre immagini girate da cineprese diverse che permettevano di vedere anche gli altri componenti del gruppo. Queste riprese alternative non vennero mai ritrovate. Al contrario di Echoes, che era stata filmata di giorno, le evoluzioni di Mason durante One of These Days vennero riprese di sera. Per inciso, quella frase di Nick documentò per la prima e ultima volta la sua voce su un disco dei Pink Floyd.

Le immagini del film Pink Floyd at Pompeii di Adrian Maben cominciavano con un’inquadratura diurna dell’anfiteatro ripresa da lontano, mentre partiva Echoes, e si avvicinavano pian piano verso la band, che inizialmente si intravedeva a stento, per stringere infine sulla batteria di Nick Mason. David Gilmour suonava a torso nudo una Fender Stratocaster nera con battipenna bianco, sbarbato e dai capelli lunghi. Roger Waters, tutto vestito di nero, prendeva il basso, se lo metteva a tracolla e iniziava a far schioccare poche note durante l’inizio tranquillo del brano. Quindi Dave e Rick cominciavano a cantare insieme la dolce melodia di Echoes.


A Saucerful of Secrets è presente anche sull’album UMMAGUMMA nella versione dal vivo registrata nel 1969. La seconda parte del pezzo, dagli accordi quieti di organo fino alla convulsa sezione finale, compare anche nel film “Stamping Ground” girato durante tre giorni di fine giugno 1970 all’’olandese festival di Kralingen, vicino Rotterdam. L’inizio d’organo vedeva inquadrate strane piramidi di materiale trasparente fatte rotolare sul fiume dalle persone che vi erano all’interno, in una surreale atmosfera di trascendente esperienza lisergica. Poi il brano prendeva corpo, accelerava, con Nick Mason in gilet con le frange e cappello che picchiava su tom e piatti, incitato da un Roger Waters che sembrava invasato, mentre picchiava con il plettro sul basso, urlando ai suoi compagni di fare un altro giro ancora prima dall’apice raggiunto dall’ingresso della voce di Questo vocalizzo non ha testo, ma è carico di pathos. A Saucerful of Secrets è David Gilmour nel suo epico lamento finale, fino a quando la sua voce quasi non cedeva e si poneva termine al brano. La scaletta completa del set dei Pink Floyd di quel 28 giugno 1970 era la seguente: Astronomy Domine, Green is the Colour, Careful with that Axe Eugene, Atom Heart Mother, Set the Contols for the Heart of the Sun, A Saucerful of Secets e Interstellar Overdrive. In quei giorni la suite Athom Hearh Mother era ancora conosciuta come The Amazing Pudding e veniva naturalmente eseguita dalla band senza l’orchestra.


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